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Il buon vino di D'Alema migliore di quello ischitano

Opinionista: 

Cari amici lettori, oggi mi sento invaso da un’irrefrenabile voglia di cambiamento. Sarà la primavera, ormai iniziata, che rinnovella la natura, o la Quaresima, pur declinante, che suggerisce il pentimento e la conversione o, magari, il vulcanico giovanotto fiorentino, la cui parola d’ordine, lontana eco della battuta del gattopardo, è “cambiare”. Può darsi, invece, che sulla strada di Damasco, fra sgozzati, decapitati e crocefissi, io abbia ricevuto quell’illuminazione che induce onesti criminali di mafia, camorra e ndrangheta a rinnegare disinteressatamente la propria identità e infamare i sodali di ieri collaborando con la giustizia. La spiegazione più verosimile, tuttavia, sta nel desiderio di essere a la page e di non sentirmi più out o retro. Il desiderio che provo è di sguazzare nel politicamente corretto, prestando fede alle verità fornite dai mass media e rifuggendo da ogni malevola dietrologia. Facciamo un esempio a caso: io mi rifiuto tassativamente di pensare che possa esistere un nesso fra la decisione del governo di compiacere i Pm prolungando i termini di prescrizione e il felice esito dei procedimenti a carico del beneamato Presidente del Consiglio e del suo paterno genitore (scusate, scusate il lapsus, volevo dire “genitore uno”!). Ci sono cose che mi riempiono di santa indignazione: in cima a tutte la vicenda giudiziaria del capoluogo dell’isola maggiore del golfo. Vi pare bello che si arresti il sindaco di Ischia per una banale storiella di appalti, peraltro non ancora passata al microscopio dell’autorevole Cantone? Probabilmente il Gip che ha applicato la misura cautelare non si è reso conto che quel sindaco è autorevole esponente del Partito democratico, portatore, in quanto tale, di un’etica superiore e pertanto al di sopra di ogni sospetto. Non si tratta mica di un democristiano (di destra), di un socialista o (peggio) di un forzitaliota! Cerchiamo di non dimenticare mai il saggio ammonimento di George Orwell: "Tutti gli animali sono uguali, ma i maiali sono più uguali degli altri!". L’arresto del sindaco non è, tuttavia, la cosa peggiore della vicenda. Orribile è il baccano suscitato intorno a una telefonata intercettata, nella quale si parla (udite, udite!) nientemeno che di Massimo D’Alema. Che cosa può esserci mai di male nel fatto che una ditta appaltatrice si fornisca di adeguate riserve dell'ottimo vino prodotto dal buon Baffino? Quel che assolutamente non si può accettare è la pubblicazione di faccende per le quali non è stata esercitata l’azione penale e che, in ogni modo, non hanno rilevanza nell’ambito del procedimento in corso. No, amici lettori, non mi state a portare esempi incongrui come le telefonate fra Berlusconi e giovani donne perdute: si tratta di cose ben più gravi, aborrite da magistrati validi come la Boccassini e da tutto l’establishment, giustamente contrari, l’una e l’altro, a ogni rapporto eterosessuale fuori del matrimonio. D’Alema è tutt’altra cosa! L’ha detto lui stesso che non è lecito paragonarlo a personaggi squallidi come l’ex ministro Lupi che (udite, udite!) si permetteva di raccomandare il figlio! In verità, i figli sono una cosa e il vino un’altra. Come dite? D’Alema e Lupi avevano una cosa in comune, quella di essere invisi al petrusiniéllo venuto da Firenze? Stupidaggini! Nel caso di Lupi non c’era antipatia personale ma soltanto la necessità di liberare una poltrona destinata a un lato b con la natica sinistra più sviluppata. E poi, basta evocare la sansa di un ormai rancido berlusconismo! Evitiamo, dunque, di tirare in ballo l’insigne parlamentare di Gallipoli. A parte ogni altra considerazione, il Massimo dei massimi ha giustamente rilevato che l’inchiesta è sicuramente sbagliata perché condotta da quel Woodcock, i cui errori hanno obbligato i contribuenti a risarcire il padre del ballerino savoiardo ingaggiato dalla Rai. Si rischiano, oltretutto, azioni legali di risarcimento, come quella miliardaria che il leader della sinistra Pd intentò all’iconoclasta Forattini; poi ci rinunziò, angustiato perché qualcuno lo accusava di mancanza di spirito. Oggi, però, una simile accusa sarebbe assai fuor di posto, poiché al centro del discorso c’è proprio il buon vino di Puglia: quale spirito migliore di questo? Ricordate, poi, come la magistratura bacchettò la famiglia dell’ex cavaliere per aver pubblicato la storica battuta “habemus bancam”, intercettata al buon Fassino? No, certe cose non si fanno! È vero, spirito di Orwell? Se ci sei, batti un colpo! Domani, giovedì santo, non si parlerà più dell’isola, sempre bella e verde nonostante quel tantino di rosso che colora il tramonto e inquina il municipio. Non se ne parlerà fino al prossimo sbarco di Angela Merkel. Ed anche allora (birra e salsicce!) non si parlerà più dell’ottimo vino salentino che, diciamo la verità, è assai migliore di quello ischitano.