Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il Covid-19 tra scienza, razionalità e magia

Opinionista: 

Mentre cala il numero dei decessi, dei ricoveri e dei contagi, con l’avanzare della campagna vaccinale aumenta il numero delle vittime degli effetti avversi dei farmaci genici somministrati come vaccini. Dopo avere dapprima autorizzato, dietro parere favorevole del Cts e dell’autorità del farmaco, talune tipologie di vaccino solo agli under 50, poi agli under 55 ed infine, con una mirabolante capovolta, solo agli over 60, il governo autorizza adesso il cocktail di vaccini, ossia la somministrazione di altra tipologia di vaccino quale dose successiva di richiamo. Nel frattempo, talune regioni, oltre Astrazeneca, hanno disposto anche la sospensione della somministrazione di Jhonson & e Jhonson per la popolazione under 60. Ed anche se i dati alla base di tale ultima decisione non formano oggetto di alcuna comunicazione, è di facile deduzione che anche tale determinazione postula un non trascurabile numero di non meglio precisate reazione avverse nella popolazione. Per quale altra ragione ne sarebbe dovuta essere sospesa altrimenti l’inoculazione? Nel frattempo la campagna vaccinale non segna sostanziali battute di arresto. Non sono pochi coloro che si sottopongono, con ammirevole sprezzo del pericolo, all’inoculazione di preparati privi di sufficiente base di sperimentazione, nella consapevolezza di fungere da vere cavie umane. Costoro si determinano come stessero affrontando una vera e propria ordalia. Confidano, infatti, questi disperati giammai nella funzione salvifica degli antidoti quanto nell’obiettivo, giammai secondario, di sventare future ed ulteriori chiusure cui non potrebbe reggere né l’economia e, sopra ogni altra cosa, la salute psicofisica di una comunità provata da prolungati lockdown rivelatisi tanto aspri quanto sterili, se raffrontati con gli esiti delle esperienze di altri paesi dove non ci è spinti fino a tanto, a cominciare dalla vicina Svizzera. Ma chi di Speranza - mai cognome fu tanto evocativo per un ministro della sanità repubblicano - si vaccina, è destinato a restare deluso. Intanto, in Inghilterra, nonostante i britannici abbiano tanto menato vanto della loro campagna vaccinale, le limitazioni sono destinate a protrarsi ben oltre la data prevista del 21 giugno: il Governo inglese ha già annunziato, per bocca del premier, la proroga di almeno un mese delle limitazioni ancora in atto, in ragione della comparsa della cd variante indiana cui i vaccini, finora somministrati, non risultano offrire adeguata protezione. In Italia, invece, la linea del Governo si appalesa già segnata, grazie alle anticipazioni della virostar Burioni che annuncia nuove chiusure per settembre in ragione della sfiducia generata dagli effetti avversi dei vaccini e del prevedibilmente elevato numero di non vaccinati soprattutto tra i più giovani, in quanto meno esposti alle involuzioni dell’infezione da Covid. La previsione contiene una larvata minaccia: se vi fate intimidire da qualche trombo amico, la ripresa resterà un miraggio. Si stanno per delineare, in riferimento al fenomeno epidemico, gli esiti paradossali di scelte di governo che esigevano decisioni politica sanitaria e che, invece, si è preteso affidare alle oscillanti ed improvvide valutazioni degli scienziati e delle aziende del farmaco. È affidata alla valutazione sempre di esperti, quella che qualche mese fa sarebbe potuta sembrare una volgare battuta, ossia la decisione attuale di somministrare adesso agli under 60, un cocktail di vaccini: verrà inoculata, a partire da oggi, come seconda dose, un farmaco diverso, da AstraZeneca visti gli effetti avversi, oltre che letali, nel frattempo drammaticamente registrati. E visto che AstraZeneca non si rivela efficace neppure alla copertura delle varianti, stante ai dati che trapelano a fatica dall’Inghilterra. E così, dopo avere somministrato farmaci all’esito di una fase sperimentale del tutto insufficiente per persone cui hanno inoculato, in più dosi, il medesimo vaccino, adesso si procederà, all’esito di sperimentazione inesistente, all’inoculazione per coloro cui verranno somministrate più dosi di tipologie di farmaco diverse. Tutto in assenza anche di studi che rivelino, o escludano, possibili interazioni tra tali diverse tipologie di farmaci vaccinali ed anche gli eventuali altri farmaci magari contemporaneamente assunti da soggetti affetti da altre patologie o comorbilità. Occorre riconoscere che siamo di fronte a decisioni di governo, in materia di salute pubblica, che fondano su metodologie scientifiche così avanzate da renderle indistinguibili dalla magia. Il tutto tralasciando la soluzione suprematista finale, partorita genialmente dalla mente di tal Cartabellotta – Gastroenterologo, Presidente della fondazione Gimbe – altra figura di scienziato baciato dalla pandemia, il quale non si è fatto scrupolo di proporre, in caso di rinunzia alla somministrazione di AstraZeneca, la rottamazione del farmaco miracoloso limitandone l’inoculazione alle fasce d’eta più deboli oppure donandone le scorte inutilizzate alle sfortunate popolazioni dei paesi poveri, che non possono permettersi preparati più sicuri. Non sono in grado di affermare su quali criteri statistici, scientifici, sperimentali fonda la soluzione Cartabellotta. Certamente non mi sembra ispirati a principi etici e meno che mai da criteri umanitari. Appariva in qualche modo tale soluzione, partorita da mente di scienziato, piuttosto suggerita da una valutazione di natura grettamente economica, affinché lo stanziamento di spesa improvvidamente impiegato per l’acquisto delle dosi di AstraZeneca non andasse del tutto disperso, e non potesse dirsi essere andato sprecato. I figli di un Dio minore, cui sarebbe stato generosamente donato il vaccino, avrebbero tributato al nostro governo ed ai nostri scienziati, eterna ed imperitura gratitudine. Resta il fatto che, nel mentre assistiamo anche alla strabiliante miscelazione delle vaccinazioni, gli stanziamenti impiegati per potenziare il sistema sanitario nella risposta alla cura, anche domiciliare, del virus non vengono impiegati e neppure si tiene conto degli studi che confermano l’efficacia di farmaci antivirali (Invertimicina, Inodometacina, Idrossiclorochina), allorquando tempestivamente impiegati nel contrasto dell’infezione. Ripercorrendo in retrospettiva quanto, fino ad oggi, deciso dal ministro della sanità, in materia di contrasto alla diffusione del virus, è facile prevedere che scelte razionali saranno finalmente assunte solo dopo che risulterà esaurita ogni altra avventurata possibilità.