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Il dopo pandemia e la nuova versione della globalizzazione

Opinionista: 

Dopo più di tre anni, il prossimo 20 maggio, l’Oms proclamerà la fine della pandemia anche se, ancora oggi, di variante in variante, il Covid colpisce ancora così come ha voluto evidenziare in questi giorni il presidente dell’Ordine dei medici, Filippo Anelli. Con la fine della pandemia ci proiettiamo in una nuova pagina della nostra storia con la consapevolezza che spesso è l’uomo a creare danni come nel caso del Covid, che in base ad un rapporto del dipartimento all'Energia americano rivelato dal Wall Street Journal, fu provocato da un laboratorio cinese nella città di Wuhan. Quella della pandemia è stata una stagione che ha profondamente mutato la struttura sociale ed economica del paese e che forse ha cambiato in maniera significativa le nostre abitudini ed i nostri comportamenti nelle relazioni sociali ma che ha anche messo a nudo le carenze di un sistema sanitario che non sempre ha risposto in maniera efficace nonostante il sacrificio dei più. L’importante, ora, è prepararsi adeguatamente a scenari futuri facendo tesoro degli errori e delle esperienze fatte durante il Covid impegnandoci sui punti di criticità nella risposta a una eventuale nuova crisi pandemica a partire dalla necessità di aggiornare il piano pandemico nazionale che risale al 2006. Quindi, imparare dagli errori e dalle esperienze fatte significa potenziare i programmi di preparazione e risposta a future emergenze investendo nella forza lavoro della sanità pubblica garantendo un congruo numero di operatori sanitari pubblici opportunamente formati. Negli ultimi dieci anni, secondo uno studio recente, in Italia sono stati chiusi 173 ospedali e il personale ridotto di 46.000 unità, sono state chiuse quasi 1.000 strutture per l’assistenza specialistica ambulatoriale e 2.000 strutture per l’assistenza Territoriale Residenziale. Questa situazione di forte stress del sistema sanitario ha contribuito a creare situazioni paradossali ma anche la sensazione che con una diversa organizzazione del SSN molte vite si sarebbero potute salvare Naturalmente occorrerà anche non ripetere i gravissimi errori di comunicazione del Governo Conte che ha portato la fiducia nel governo e nelle istituzioni ai minimi storici con la conseguente delegittimazione della task force e di tutte le personalità impegnate nella lotta al virus. Tanti errori che oggi sono al vaglio della magistratura in decine di fascicoli di inchieste che sono stati aperti dalle procure di mezza Italia sulla gestione della pandemia e che riguardano quello che è accaduto nelle Rsa, negli ospedali, sull’approvvigionamento delle mascherine, dei dpi, dei tamponi. C’è un’inchiesta, per esempio, sulla mancata istituzione della zona rossa nella Bergamasca e che riguarda l’allora premier Giuseppe Conte e l’allora ministro della Salute Roberto Speranza, accusati a vario titolo, con altri 19 indagati, tra cui il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, i vertici dell’Iss, i membri del Cts, di epidemia e omicidio colposi, rifiuto di atti d’ufficio e falso. Anche in Campania una inchiesta in corso ha per oggetto i Covid Hospital, una inchiesta suddivisa in tre filoni principali, riguardanti gli ospedali modulari di Napoli, Caserta e Salerno; le forniture di mascherine per bambini, e una serie di presunte appropriazioni indebite di tamponi e mascherine da parte del personale sanitario che ha investito i massimi vertici della Asl Na1 ed alcuni dirigenti della Giunta regionale. Non possiamo non ricordare le conseguenze sociologiche e psicologiche della pandemia perché l’isolamento sociale, la reclusione in casa e il peso dell’incertezza generale, hanno colpito duramente il nostro equilibrio mentale e che proprio le ripetute notizie sull’epidemia, unita alla convinzione di non poter proteggere se stessi e i propri cari, all’isolamento sociale imposto dal confinamento, ha costituito una grande fonte di stress che ancora oggi condiziona il comportamento di molte persone. Un altro effetto della pandemia è stato l’estrema diffusione fenomeno dell’utilizzo degli strumenti digitali (smartphone, tablet e computer) tra i giovani e più in generale una digitalizzazione delle relazioni. I ragazzi e le ragazze hanno sopperito alla mancanza di vicinanza fisica con una dose ulteriore di realtà virtuale, con effetti sociali e psicologici che si porteranno con sé e che sono ancora oggi difficili da prevedere. Parlavamo anche di una struttura economica profondamente modificata per le evidenti ricadute sia sulla produzione dei beni che sui trasporti, una situazione resa ancora più drammatica dopo l’invasione dell’esercito russo in Ucraina e il conflitto armato che ne è seguito. Nonostante molti osservatori avessero affermato che, dopo la crisi della pandemia, l’economia mondiale non avrebbe tardato a riprendersi, che si trattava di un problema transitorio, di una sorta di convalescenza, in molti settori si registra una vera e propria crisi distributiva che sta provocando ritardi e rincari. All’indomani, quindi, della dichiarazione di cessazione della pandemia, si va verso una nuova versione della globalizzazione nella quale la Ue sembra sempre più inadeguata rispetto alla affermazione di un proprio ruolo alle prese con un conflitto in Ucraina, una Cina sempre più aggressiva, gli Stati Uniti che cercano una propria autosufficienza e l’Africa che vede aggravare i suoi problemi. Non ci resta che sperare che le armi tacciano presto e che il futuro ci riservi una prospettiva di pace.