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Il futuro per Napoli? È dietro le spalle

Opinionista: 

“Nulla sarà più come prima”. Questa enunciazione molto veritiera, che ci accompagna da quando la pandemia ha mostrato la sua indomabile crudeltà, contiene allo stesso tempo un monito e un invito. Il monito a prendere atto dello stravolgimento della nostra vita, delle nostre abitudini; l’invito, invece, ad attrezzarsi nel modo più corretto per saperlo fronteggiare. C’è però una sensazione abbastanza diffusa, e non positiva, che questo stravolgimento debba interessare più la responsabilità del potere centrale che di quello locale. Anche se spetta a livello nazionale predisporre aiuti cospicui, condizioni oggettive favorevoli per la ripresa, il clima più costruttivo per poter uscire da un guado, che richiederà anni per farlo, lo Stato perfetto però deve rispettare certi confini, le autonomie locali. La grande sfida di una rinascita auto propulsiva deve essere un dovere fondamentale anche degli enti e organismi periferici. Non è difficile farlo ma per farlo ci vuole tenacia. Innanzitutto un inventario di opportunità da poter subito attivare, che a Napoli, fino ad oggi, non si è ancora nemmeno abbozzato, come possibile, preziosa idea portante nel dibattito pre-elettorale odierno in vista delle amministrative di maggio. Arenatosi sulle candidature, mentre sul versante progettuale è ancora vago e per di più corredato dalla solita immancabile sortita di una “Legge speciale” per Napoli. Proposta in questi giorni anche nel modo peggiore, addirittura come incentivo per meglio spingere alcuni possibili e titubanti candidati a scendere in campo. Riducendo un dovere civico a una contropartita. Che questa sortita la facesse Fico, si poteva anche capire; ma che venisse vista dal Pd, un partito di forti tradizioni culturali, anche se in declino, come una novità interessante, è un po’ troppo. Fino a quando la Legge Speciale non la si abbina a una grande esplicita progettualità, cosa non avvenuta, stiamo alle solite, alla copertina senza capitoli. Questo tipo di intervento statale, anche quando teneva i capitoli in ordine, lo dice la storia e lo racconta con la passione che l’ha sempre contraddistinta Matilde Serao nel suo stupendo “il Ventre di Napoli” (1904), è servito quasi sempre come paravento per nascondere il resto: un degrado endemico , la tara ancestrale di ogni approssimazione. Oggi se ci fosse seria consapevolezza su ciò di cui la città ha subito bisogno, si dovrebbe puntare su un disegno complessivo rigenerativo e di recupero, sintetizzabile in un auspicio, non visionario ma di una concretezza operativa a vasto raggio: “Il futuro è dietro le spalle”. Come? Impegnandosi a porlo in atto con un rigoroso, rapido crono programma di completamento delle opere incompiute e di quelle finanziate e mai avviate. Che sono tante e basterebbero già a trasformare la nostra città in meglio. La ripartenza in ogni ricostruzione è fatta di due fasi: rimozione delle macerie, in questo caso di ogni segno, e poi varo di progettualità lungimiranti che dovrebbero anticipare il futuro. Napoli, nel frattempo, deve da subito avviare la sua ripresa. La capitale tradizionale del terziario , commercio, turismo, pubblici esercizi, servizi, trasporti, credito, ristorazione, imprese, pubblici servizi, sanità pubblica, privata, non può più aspettare. È sconsolante dirlo ma il settore maggiormente penalizzato è proprio il terziario, quello che avrebbe potuto dare più certezze. La politica a Palazzo San Giacomo e alla Regione non ha saputo fronteggiare la grande crisi risalente agli anni Ottanta, in seguito alla stretta petrolifera in Medioriente, alla conseguente deindustrializzazione, colpa anche della cecità delle Partecipazioni Statali. Ripartire dall’inventario, da noi appena auspicato, cioè Bagnolifutura, Napoli Est, le aree ancora deserte della reindustrializzazione, le periferie, Scampia, Secondigliano, Barra, Ponticelli, lasciate come stavano, significa per la sinistra dover ammettere il proprio fallimento. Ma non può sfuggire a quest’ammissione. Solo da qui Napoli può ripartire e contare su un degno futuro.