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Il governo peggiore nel momento più critico

Opinionista: 

Ma i “Giuseppini bis” ci sono o ci fanno? Ci sono, ma soprattutto ci fanno. E cosi, il Paese si ritrova il governo peggiore nel momento più critico. Arcelor-Mittal abbandona l'Ilva e la chiusura s'avvicina, gli stipendi già non arrivano e, tra diretti ed indotto, 30mila posti di lavoro sono a rischio. Sul caso la Procura di Milano apre un fascicolo senza imputati e senza reati. Servirà? A far scappare altri possibili investitori si, a mantenere la produzione no. L'acqua alta affonda Venezia sotto milioni di fango e di danni (nonostante i 5,5mld di euro e 30 anni sprecati il Mose è ancora incompleto); vittime del maltempo anche i Sassi di Matera sommersi, da acqua e limo. Di quest'ultima, però, i media – tutti concentrati sulla laguna – sono sembrati non essersene neanche accorti. Altro che 2019 anno di “Matera capitale europea della cultura”. La Commissione Finanze della Camera presieduta dalla 5stelle Carla Ruocco, ha dichiarato inammissibili gli emendamenti per la reintroduzione dello scudo penale sull'acciaieria, di Lega e Iv, Poi, insieme grillini e gretini, per coerenza con se stessi, se la sono presa con la Lega. E come se non bastasse: l'agenzia di rating Moody's ci ha bocciato e lo spread è aumentato. Insomma, lo sfascio del Paese cresce e il leader del Pd, Zingaretti, accusa il governo, di cui è parte, di “immobilismo”, ma, invece di staccare la spina, invoca – sogno che insegue dalla nascita del Conte bis – compattezza e coesione nella maggioranza. Ovviamente “per evitare il ritorno di Salvini e della Destra”. E, per non essergli da meno, il sempre più traballante Di Maio, fa sapere ai colleghi di partito che “chi rema contro può andarsene, lasciando il Movimento”. Consapevoli, però, che se solo si azzardassero a dire la verità su quale futuro stanno costruendo, rischierebbero di far esplodere anche in Italia, la protesta dei gilet gialli, mentono, sapendo di mentire. Convinti che questo possa servire a salvargli la faccia, meglio, i consensi in vista dei cimenti elettorali dell'anno prossimo. Sanno bene, che, in questo momento (alla sua approvazione manca un mese e mezzo) la verità sui contenuti della manovra – approvati, per altro, salvo intese e, quindi, ancora suscettibili di variazioni – la conoscono soltanto loro. E ci provano. La notte, nel cdm tessono la tela delle imposte e di giorno, a chiacchiere, sostengono di volerle cancellare. Continuano a pavoneggiarsi, di aver evitato lo sblocco delle clausole di salvaguardia da 23 miliardi e, quindi, bloccato l'aumento dell'Iva e di aver tagliato il cuneo fiscale che, però, non si sa ancora quando partirà. Dimenticano, però, che i primi due appuntamenti con le urne arriveranno a fine gennaio, quando (31/12) la legge di bilancio avrà già – almeno così dovrebbe essere, se vogliono evitarsi l'ebbrezza dell'esercizio provvisorio – ottenuto l'ok definitivo di Camera e Senato. Allora, la verità sarà nota a tutti. Anzi, le prime conseguenze avranno già cominciato a bucare le tasche degli italiani. A quel punto gli sarà impossibile continuare a nascondere che, anche stavolta, le clausole di salvaguardia non sono state cancellate, bensi soltanto rinviate a data da destinarsi e che lo stesso spettacolo, quindi, sarà replicato l'anno prossimo, il successivo, e, magari anche quello dopo. Di più, che – come hanno sottolineato Confindustria, Abi e Corte dei conti e contrariamente alle rassicurazioni di palazzo Chigi - la manovra 2020 è un coacervo di microimposte dalle macroconseguenze, e la pressione fiscale è destinata a crescere; mentre le accise sono sempre al loro posto; i servizi continueranno a non funzionare, soprattutto al Sud, con quest'ultimo che sarà chiamato a pagare a caro prezzo, sul piano occupazionale, le crisi industriali di: Ilva, Whirlpoll, Bosch Modugno. Ferrosud, Ex Alcoa. D’altra parte, con oltre 160 aziende in difficoltà e 380mila lavoratori che rischiano il posto di lavoro, quello legato alle crisi aziendali e all'occupazione rappresenta uno dei principali grattacapi, coi quali il governo è chiamato a vedersela e sui quali si gioca “nobilitade”, credibilità a voti. E non si può certo dire che su questo fronte – come sugli altri, del resto – stia dando gran conto di se. Anzi! Sta facendo di tutto per complicare la quotidianità di lavoratori e imprese.