Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il Monte Paschi “spolpato” come il Banco di Napoli

Opinionista: 

Nel giro di poltrone e di capitali che riguarda il Monte dei Paschi di Siena, si è inserito a gamba tesa un Gruppo Unicredit ben pilotato. C’è da dire che il primario istituto bancario milanese, contrariamente al concorrente meglio quotato e più saldo sulle sue gambe, costituito da Intesa San Paolo (amministrato da Carlo Messina), nell’ultimo triennio non ha chiuso i bilanci con risultati entusiasmanti; tra l’altro, sempre Unicredit, non sembrerebbe avere un volano patrimoniale che giustifichi l’assorbimento di un gigante per asset immobiliari (e sull’altro lato per perdite) costituito dal Monte dei Paschi.

In poche parole, per lo storico e già potentissimo polo bancario senese si prospetterebbe un destino analogo a quello subito dal Banco di Napoli, spolpato vivo e poi fagocitato da suoi concorrenti che nella realtà dei fatti, e prima del subentro di Intesa San Paolo, avevano una storia ed una patrimonializzazione molto meno edificanti di quelle dell’acquistato.

Con l’aggravante, che fa girare lo stomaco di chi sa vedere, oltre che guardare, che si tratterebbe di una transazione in cui Unicredit acquisirebbe, a quello che si sa, solo i vantaggi di una situazione disastrosa in cui il primo attore è stato il Partito comunista ed i suoi discendenti; cui, per statuto, era delegata la gestione del Monte Paschi. Dov’è la Commissione d’inchiesta parlamentare che possa approfondire ciò che è avvenuto negli ultimi trent’anni? Dov’è il pubblico ministero che metta in piedi un gruppo qualificato di ufficiale e sottufficiali della Guardia di Finanza che pongano mano ai dossier tra cui è nascosta la verità sui suicidi e sugli enormi giri di miliardi che hanno caratterizzato la storia di Siena di questi anni? Trasformandolo (il Monte Paschi) in una fogna olezzante fatta di esposizioni finanziare irrecuperabili?