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Il passaggio del testimone di una staffetta a ostacoli

Opinionista: 

È tempo di bilanci, valutazioni postume, previsioni propositive, nella tradizione ovvia e tanto cara a noi tutti, abituali ludopatici impenitenti, su un anno agli sgoccioli ed un altro che forse sarà simile al vecchio tranne che per il numero. In fondo, alla domenica segue sempre il lunedì. Sarà così nonostante i botti pirotecnici che riempieranno d'acredine sulfureo l'atmosfera o le libagioni del cenone d'ordinanza e le movide: alla fine uno stanco lunedì seguirà ad una domenica di balordaggini. Tranquilli, ci sarà chi, anche su questo giornale, vi dirà che il 2018 sarà denso di promesse, foriero di una ripresa che già i "numeri" di quest'anno hanno evidenziato, vi parlerà di un "risveglio sociale", di un futuro migliore, delle nuove elezioni, di una Napoli che combatte per arginare una criminalità inaudita, di un ritorno positivo del flusso turistico. Nella corsa ai "rendiconti" sul 2017, fra testimonianze fotografiche, elenchi di dipartite eccellenti in tutti i campi, rimembranze di tragedie sociali, terremoti e un Mondiali di calcio mancato, professionisti della carta stampata ed editori ci stanno già "inondando" da prima di Natale, e sembrano intenzionati a non fermarsi, attenti a cogliere l'inclinazione gossipara e distratta tipica della maggioranza della "gens italica". Noi desideriamo fare delle brevi considerazioni sui 70 anni della Costituzione, sul rapporto Istat che ci consegna un'Italia invecchiata, dove le "parlate dialettali" sono quasi scomparse e la lingua italiana si sta aprendo ai neologismi, sulle omelie di Papa Francesco in questi giorni particolari. Settant'anni e non li dimostra! Nel normale significato espressivo, risulterebbe come un complimento, ma non lo è per la nostra Costituzione. Perché i buoni propositi dei suoi articoli furono enunciati e sviluppati troppo in fretta dai nostri "padri costituenti", a causa delle ferite di una guerra civile e i disastri di un ventennio fascista da operetta. Il tempo incombeva su un popolo impaziente a riprendere il cammino della ricostruzione, economica e sociale, ma specialmente desideroso di emozioni ed ideali, frantumati e traditi perfino dall'ultimo atto di un re fuggiasco. Perché in questi anni, il suo impianto costitutivo, gli ideali in essa sanciti, sono stati sistematicamente disattesi nella sostanza, sul lavoro, sulle libertà e sui diritti e il 2018 dovrebbe essere anno auspicabile per i necessari correttivi, e non lasciare che resti solo una "carta". La riscoperta dei dialetti consoliderebbe, certo, la preservazione della nostra lingua, ma per noi partenopei è una "finestra" inattesa da aprire sul nostro idioma, "una vera lingua" che accrescerebbe la nostra ricerca identitaria, una materia di studio per le future generazioni sulla sua etimologia classica, non composta soltanto di espressioni becere ed epiteti volgari. L'orgoglio di essere napoletani, nel 2018, non dovrebbe così "ridursi" alla conquista di uno scudetto, ma "allargarsi" ad un senso perduto di appartenenza storico e culturale. I primi 5 anni del Pontificato di Francesco si compiranno il 13 marzo del 2018. Le sue parole rompono i timpani di coloro che hanno fatto della Chiesa una piazza di mercanti, risuonano inequivocabili su quale sia la riscoperta del messaggio di Cristo, sul Suo esempio di misericordia ed accoglienza che la fede cristiana non può più eludere, a rischio di essere "fuori dal tempo" e distante da un popolo di fedeli che guarda a Roma con rinnovata fiducia e nuovo sentimento ecumenico. Non si ritrae d'un passo, Francesco, perfino quando bacchetta i cosidetti cattolici sullo "ius soli" , perchè sa, è conscio di avere imboccato, l'unica giusta via del buon pastore di anime. Le guerre sotterranee, gli attentati mediatici e i "chiarimenti" pretesi dai suoi nemici non vinceranno, nel 2018, siamo certi, l'opera di bonifica in Vaticano non si fermerà. Auguriamoci allora che in una corsa così travagliata sostenuta spesso da atleti incapaci, il passaggio del testimone fra il '17 e il '18 sia in grado di completare con successo una staffetta che oggi sembra ancora troppo densa di ostacoli.