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Per il Pd non può bastare il cambio della segreteria

Opinionista: 

Sembra ridursi ad una "gara" tra il presidente e la vicepresidente dell'Emilia Romagna la lotta già cominciata per succedere a Enrico Letta alla segreteria del Pd. Stefano Bonaccini e Elly Schlern si contenderanno (e già di fatto si contendono in una disputa fortemente polemica) quella che, alla luce dell’attuale situazione del partito non si può fare a meno di definire "la poltrona politica più scomoda del nostro paese". Al di là della pesante sconfitta subita il 25 settembre e del disastroso andamento dei sondaggi, per rendersi conto della gravità della crisi che lacera il Pd, è sufficiente aver riguardo a un dato estremamente significativo: nel 2008, quando era segretario Valter Veltroni, gli iscritti al partito erano 830mila; oggi sono all'incirca 50mila. La domanda che è lecito porsi è dunque questa: sono in grado i due competitori per la segreteria, Bonaccini e Schlern, di invertire questa rotta a dir poco disastrosa e a realizzare quella "rivoluzione" (ché di una vera e propria "rivoluzione" si tratta) della quale il Pd sembra aver bisogno dopo anni di una gestione che non si può non giudicare scadente e priva del benché minimo mordente? Entrambi i candidati, in tempi di ordinaria amministrazione, sarebbero da considerarsi senza alcun dubbio ottimi segretari. Ma quelli attuali non sono davvero da considerarsi tempi di ordinaria amministrazione. E allora, probabilmente, ad una forza politica che versa nella situazione del Pd serve qualche cosa di diverso: una segreteria che cambi tutto (anche il nome del partito) e che, interpretando gli umori dei suoi potenziali elettori, sia in grado di dar loro finalmente quella identità che non ha mai avuto, neppure al momento della sua costituzione. Pur prendendo atto che Zingaretti e Letta non si sono rivelati all'altezza del compito loro assegnato bisogna riconoscere che le cause del tracollo del Pd sono molteplici e sarebbe assolutamente riduttivo attribuirle unicamente alla loro scarsa efficienza e alla loro mancanza di iniziativa. Così come non è pensabile che un semplice cambio alla segreteria possa risolvere come con una bacchetta magica i molti problemi che gravano sul partito. Occorre molto di più. Il dibattito in corso in questa fase precongressuale e gli stessi discorsi di Bonaccini e della Schlern non lasciano intravedere intenzioni di sostanziale cambiamento. I programmi che vengono annunciati e i progetti illustrati ricalcano, in realtà, gli stessi programmi e gli stessi progetti del passato secondo la linea che la "vecchia guardia" predilige. All'insegna, insomma, del più gattopardesco "tutto cambi perché nulla cambi".