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Il piano strategico della Città Metropolitana

Opinionista: 

Il dibattito che si sta sviluppando intorno al Recovery Plan ci fa capire che lo stesso rappresenta un’opportunità da non sprecare non tanto per il volume di finanziamenti ma perché gioca un ruolo cruciale nel futuro dell’Italia inaugurando una stagione di investimenti come non si vedeva da decenni. Si è già aperta una disputa sulla ripartizione con il Nord che, ignorando il fatto che l’Italia ha avuto assegnato più risorse di tutti in ragione della situazione socioeconomica del Sud, inizia già a fare la voce grossa per drenare la maggior parte delle risorse. Giusto che il Sud difenda le proprie ragioni ma è altrettanto giusto che si avvii da subito una riflessione sul parco progetti e sulla capacità di spesa per evitare che il Recovery Plan diventi l’ennesima occasione perduta di garantire una prospettiva di sviluppo per i nostri territori. Ciò che non si deve fare è certamente utilizzare, o per meglio dire sprecare, i soldi che arriveranno allo stesso modo di come ha fatto de Magistris, con il sostegno di tutte le forze politiche presenti a Santa Maria La Nova, con il Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli. Infatti, nel silenzio di tutti si è consumato un vero e proprio spreco di importanti risorse, un “tesoretto” di 450 milioni di euro (!!!) presi dalla cassa della ex provincia e sottratto ai vincoli del patto di stabilità per effetto di una sentenza del 2017 della Corte Costituzionale, per realizzare una grande operazione di finanziamenti a pioggia, che alcuni hanno semplificato in una ripartizione di 100euro per abitante. Un grave spreco di denaro pubblico che è servito a de Magistris per alimentare un grave clima di consociativismo politico ma che non è servito per fare una importante iniezione di risorse sul territorio finalizzato ad opere che potessero realmente servire allo sviluppo del territorio. Dando uno scorcio al parco progetti presentati quello che balza subito agli occhi è che i Comuni si sono orientati tra lavori di manutenzione stradale, qualche intervento urgente in qualche scuola, e non mancano progetti per qualche campetto sportivo. Tutte cose che in maniera evidente risultano inutili ai fini di una complessiva crescita socioeconomica del territorio ed esulano da quelle che sono le competenze che la norma assegna alla Città Metropolitana e sulle quali, il sindaco de Magistris aveva il dovere di concentrarsi. Non ci sono interventi per la realizzazione di infrastrutture a sostegno del nostro sistema produttivo, mancano progetti per rafforzare la cultura e il turismo, nonostante questi fattori rappresentino il volano dei nostri territori, ignorati interventi reali per la salvaguardia dell’ambiente per garantire un’adeguata qualità della vita ai nostri cittadini. Quello che colpisce, inoltre, è che i Comuni, finora, hanno mostrato una bassissima capacità di spesa e più del 60% hanno ancora zero alla voce importo attualmente speso con il Comune di Napoli che dei 91 mln yassegnati per finanziare i circa 70 progetti presentati, finora ha speso, come si rileva dal sito della Città Metropolitana di Napoli, solo 1mln100, cioè poco più dell’uno per cento. La curiosità, invece, è legata al nome che si è voluto dare a questo intervento: Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli. Mi domando come è stato possibile chiamare “strategico” un piano che non si pone minimamente il problema di affrontare le grandi criticità e contraddizioni di un’area metropolitana come quella di Napoli dove sul 7% dell’intero territorio regionale vive più del 50% della popolazione della Campania? Come è possibile chiamare “strategico” un piano che non si occupa di dotare il territorio di strumenti per un vero contrasto all’abusivismo edilizio, che non prende in considerazione la necessità di investire in conoscenza e competenza rispetto ai rischi vulcanici di una zona, compressa tra le due aree vulcaniche del Vesuvio e dei Campi Flegrei. Ed ancora, il disastro dei rifiuti, che ha ingoiato miliardi di euro, il disinquinamento irrisolto del golfo di Napoli e dei fiumi, tutti interrogativi senza risposte. Insomma, un piano per poter essere definito strategico dovrebbe essere portatore di una idea o visione dell’area metropolitana di Napoli, in questo caso, invece, dopo aver letto i progetti finanziati, non puoi non pensare che ci troviamo banalmente di fronte all’ennesimo fallimento di de Magistris e che l’unica rassicurazione viene dalla certezza che la Napoli del futuro non sarà più quella del sindaco dalla bandana. La crisi dovuta alla pandemia rende oggi ancora più grave il fatto che si sia persa l’occasione di utilizzare le ingenti risorse della ex provincia per fare cose che realmente servono al territorio ma questo ci serva da monito per non ripetere con le risorse del Recovery Fund, gli stessi errori.