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Il rebus Bassolino nel deserto delle idee

Opinionista: 

In ordine sparso verso le Amministrative. Senza generali e senza idee. Ecco lo scenario che accompagna Napoli verso il solito Natale di crisi. Nessuno ha indirizzi veramente chiari. Tutto continua a muoversi su tracce generiche. tirati fuori con disagio dai democratici, parlano di 5Stelle al 25 % (manca, però, il candidato sindaco e Di Maio e Fico, per regole interne, non possono, né vogliono mettersi in gioco), di Gianni Lettieri, con una parte del centrodestra tra il 22 e il 23 % (ma né Forza Italia, né altre forze politiche hanno preso posizioni ufficiali), di un de Magistris al 20% (con un’ alleanza politica ancora tutta da inventare, basata, al momento, solo sulla sua leadership) e di un candidato del Pd al 18 %, fuori dal ballottaggio e con lo stesso partito confinato al 12-13%. Ma è materia magmatica, in costante cambiamento, tutta da verificare nei prossimi mesi. Al di là di un sondaggio che tiene diviso il primo dal quarto competitor da un modesto 7%, appare evidente che, in questo contesto, sarà il peso specifico dei candidati sindaci l’arma decisiva per arrivare primi sul filo di lana. Ma gli stati confusionali, al momento, non sono patrimonio unico della politica. La città offre chiaramente una crisi di leadership, a tutti i livelli. Senza visibili gomene, i corpi intermedi sono andati in rapida decomposizione. Ognuno, giustamente, ha finito per restringere i suoi spazi di dialogo. La scuola, l’Università, per certi versi la stessa Chiesa hanno dovuto coraggiosamente, spesso in solitudine, affrontare le emergenze di un territorio difficile. E mentre il Consiglio comunale stenta a recuperare un qualsiasi numero legale, importanti sindacati come Cgil e Uil perdono i loro segretari regionali, dimessi o rimossi poco conta. Ha ragione Biagio De Giovanni quando rileva il sostanziale conservatorismo dei sindacati. Ma non è, chiariamoci, un fenomeno locale ma un dato nazionale che mette in discussione lo stesso futuro di queste organizzazioni, costrette semplicemente ad opporsi a quanto contrasta con i propri iscritti, in assenza di un vero, autentico rilievo progettuale che ne giustifichi anche la presenza, sul piano dell’interlocuzione. Ma Napoli è al boccaglio d’ossigeno anche in altri ambiti. Gli eterni conflitti su Bagnoli e sull’Autorità Portuale, il commissariamento della Camera di commercio, i disagi della Confcommercio, tutto sembra congiurare nel delineare un quadro incerto e problematico. Né si può attendere la mobilitazione di una società civile, spesso distaccata e disincantata dal contesto metropolitano, incapace di un’incidenza e, quindi, di una visibilità autentica. E la conferma giunge puntuale dal sostanziale, imbarazzato silenzio nel quale sono cadute le proposte di candidatura “civica” all’ interno del Pd. La scarsa attenzione che Renzi e il governo muovono verso il Sud, ma soprattutto verso Napoli e la Campania, confermata, ormai, da decine di episodi, destano, probabilmente, una preoccupazione ancora maggiore. Perché chiunque andrà alla guida di Palazzo San Giacomo troverà un governo nazionale concentrato su Palazzo Chigi e sui temi legati al Nord del Paese. Resta Bassolino, con la sua biografia, i suoi rapporti e la voglia di ritornare in campo. Le nostre storie si sono incrociate spesso. Coltivo con lui un rapporto di buona amicizia. È politico lucido, attento, tutt’altro che sottovalutabile. Sa che il Pd non lo ama ma sa anche che può vincere le primarie. Cercherà, fino in fondo, di tenersi legato alle sorti del Pd. Se il partito poi dribblerà le primarie, preferendo investire direttamente su un altro candidato, sarà, comunque, in campo. E non è detto, al di là di ogni partito, che non possa arrivare, con successo, al traguardo finale.