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Il regno della sintesi che domina il mondo

Opinionista: 

Siamo tutti, perversamente, a caccia di una sintesi. Sono le nuove regole della società moderna. Non c’è più tempo per riflettere, analizzare, meditare, non c’è più tempo per la famiglia, per i figli, per gli interessi della collettività. E, allora, un robusto taglio a tutto quello che ci sembra, ormai inutile (politica, giornali, lettere manoscritte, profondità dei rapporti umani) e rapido approccio verso crasi di qualsiasi tipo, telefoniche, televisive, personali. La vita come un Bignami del quale ricavare semplicemente l’essenza, perché, per tutto il resto, non c’è tempo. In realtà il fenomeno ha una sua precisa genesi. Tutto parte, qualche anno fa, con il linguaggio degli sms, prosciugato al massimo, e si diffonde poi attraverso i social network, nei quali gli spazi sono rigorosamente limitati e il dimagrimento delle frasi appare assolutamente necessario. Ma la tendenza, ormai, non ha più freni. E tutto si concentra, ormai, verso forme di sintesi sempre nuove. Ognuno tende a concentrare anche i termini del proprio marchio, il proprio prodotto, la singola entità. È così che Facebook si trasforma in Fb, che lo storico Corriere della Sera, un nome troppo lungo, di respiro quasi risorgimentale, si estroflette in Corsera, che le fiction e il cinema non cercano più nuovi titoli accattivanti ma hanno virato, ormai, verso le saghe, etichettandole semplicemente col solito titolo, differenziato solo da un numero : 2,3,4,5, finché la gente ne avrà voglia. Resta scontato che, in questo contesto, nessuno abbia più voglia di leggere per intero un libro, una rivista, magari un qualsiasi articolo. Tutti pretendono un prodotto preconfezionato, un titolo breve ma incisivo che sia in grado di dire tutto, in uno scenario che non supera mai le quindici righe di lettura. Anche chi scrive su questo quotidiano sa di avere spazi ristretti, limitati prima che il lettore lo abbandoni, fugga su altre pagine, per interessarsi ad altri temi. È la società della crasi, del pensiero breve, del condensato, della sinossi. Un mondo che rifugge da ogni serio approfondimento critico, preferendo spesso affidarsi alla logica dei numeri, a quello che offrono con la sintetica freddezza dei propri dati, delle loro percentuali, della loro anonima aritmetica. Un planisfero che tutto appiattisce e tutto normalizza, lasciandoci soli nel tempo della solitudine, solcata semplicemente da una paradossale ovvietà.