Il rifiuto dell’elettorato grillino e democrat
Per l’analisi del voto, non occorrono confronti e statistiche particolarmente elaborate. Salta subito evidente un dato relativo alla assoluta inamovibilità del voto fra il primo ed il secondo turno per i due sfidanti al ballottaggio. Entrambi prendono al secondo turno quasi esattamente gli stessi voti del primo, circa 180mila voti a de Magistris, circa 95mila a Lettieri. Quasi che siano scomparsi gli elettori degli altri schieramenti che pure il 5 giugno avevano raccolto oltre il 35% dei voti con 100mila elettori. M5S e centrosinistra sono letteralmente scomparsi come entità politiche, non solo come manifestazione di preferenza o di indicazione ma anche come flusso autonomo significativo, di votanti. Fin qui la dinamica partitocratica, per quel poco che ne rimane, è ancora plausibile e tutto sommato leggibile, forse anche scontata. Quello che invece è rilevante, perché anomalo o, comunque, sorprendente, è il totale rifiuto di volontà partecipativa dell’elettorato grillino e democrat, inteso non come insieme di iscritti o militanti, ma come singoli cittadini. Il rifiuto di correre in soccorso del vincitore, come avvenne nel 2011 quando de Magistris passò da 128mila a 264mila voti, vieppiù in questo caso in vista di un risultato certamente scontato, è fenomeno anomalo e sorprendente, che a mio avviso trova una possibile ragione solo nella riluttanza della città verso questo sindaco. Non si è spostato un voto a favore del vincitore che già viaggiava con il suo 42% sul carro del trionfo verso il ballottaggio! Non c è feeling, non c’è amore dunque non c’è l’abbraccio della città che, distaccata ed indifferente se non infastidita, lascia ai gruppi minoritari l’onere, non solo del primo ma anche del secondo turno. Ed infatti a Napoli non si verifica quel che normalmente porta all’allargamento della platea dei consensi e dei plaudenti, così come è avvenuto a Roma o anche a Benevento o Caserta. Paradossalmente si può dire che de Magistris è stato votato “solo” dal 67% del 36%, dunque da un napoletano su quattro. Si conferma dunque la vocazione minoritaria di un sindaco che mira a rappresentare non la maggioranza dei napoletani, ma i gruppi elitari del ribellismo sociale alleati alle fasce radical scic di borghesia parassitaria. La conferma della tesi è nel risultato di picco massimo raggiunto al Vomero (80%) e nella III municipalità (71%) dove è presidente un attivista no global. Quanto tutto ciò sia positivo per la città è argomento di valutazione politica successiva, qui basta rilevare l’immobilismo della gestione a “vocazione minoritaria” precedente. LUCIANO SCHIFONE