Il Sud, un impegno di tutto il Paese
Anche se siamo ormai stanchi di scrivere e di denunciare le gravissime situazione del Sud con una forbice con il resto del Paese che si allarga sempre più, l'intervento recente del nuovo presidente della Confindustria Vincenzo Boccia nell'auditorium del Parco della Musica ci apre il cuore alla speranza e ci induce ad alcune considerazioni. Boccia da autentico meridionalista a posto senza mezzi termini la questione all'attenzione dei ministri presenti e all'intera classe politica del Paese. Il Sud non può essere considerato solo come uno dei problemi della società del Paese. Esso è il problema prioritario, semmai, da risolvere per il Paese in quanto il suo sottosviluppo è il maggiore freno della nostra competitività internazionale ed al processo di integrazione in Europa. Nel Sud si registrano le più acute aree di crisi sociale (criminalità organizzata, disagi giovanili, degrado etc). Si è sostenuto da più parti che lo sviluppo del Sud è strettamente legato non solo per l'Italia ma per l'Europa alla strategia irrinunciabile, ai rapporti con l'area mediterranea non rinunciando così alle sponde dell'Africa nord e di quella centrale. Tale strategia non può che essere avviata proprio dal Mezzogiorno. Ciò può avvenire con la consapevolezza ed il coinvolgimento dell'intera società italiana ribadendo il concetto che i problemi del Sud investono l'intero Paese e non certo solo il Mezzogiorno. Avevamo salutato con interesse l’avvento di un giovane alla guida del paese, ma siamo, oramai, da meridionali delusi e come ha ribadito proprio Boccia non possiamo considerare il Sud una “riserva indiana”. Il Sud ha bisogno di fatti concreti e non di promesse o di programmi o ancora di interventi episodici. Ogni atto del governo Renzi privilegia invece l'aria del Centro-Nord, così come si è registrato anche durante i governi Berlusconi. Il Sud è stato privato di tutto. L'industria a partecipazione statale se sono sopravvissute si sono collocate al Nord, basti ricordare come l'industria agroalimentare oramai è di fatto trasferita tra Parma e Pavia senza soffermarsi sulle industria siderurgica, quella cementiera, quella chimica eccetera. Oggi anche i call center tendono a trasferirsi in Croazia o Albania. Nell'ultimo trimestre vi è stato un incremento occupazionale di lavoro ma non per i giovani del Sud. Il tasso di disoccupazione al Sud si è attestato al 21,7% e tra i giovani dai 15 ai 24 anni ha raggiunto oltre il 60%. 347.000 giovani alla ricerca di un posto di lavoro, al Nord e il tasso generale solo al 9,5%. Ma se volessimo poi esaminare le erogazioni ci renderemmo conto che le prospettive ed ancor più la considerazione del Governo per il Mezzogiorno è irrilevante. Il fondo di solidarietà comunale del 2016 privilegia a Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna e non certo le città meridionali. Il ministro Del Rio denuncia del Sud i trasporti sono inadeguati, ma non interviene per destinare almeno pari risorse come al Nord. Difatti le ferrovie nel programma di infrastrutture strategiche, da poco elaborato, destina al Centro-Nord l’87% delle disponibilità e dal Sud solo il 12% ma per ottenere un risultato positivo è indispensabile investire maggiormente nell'area meridionale sia in infrastrutture che in cultura (scuola, università e soltanto successivamente in Beni Culturali). Siamo d'accordo con il presidente della Confindustria. Assistiamo invece alla sottrazione puntuale di ciò che era stato già programmato ed inserito in piani pur approvati dal Parlamento. È scomparso ad esempio tra i 3 aeroporti strategici del Paese (Malpensa, Fiumicino e Grazzanise) quest'ultimo previsto a servizio dell'area meridionale, sostituito da quello di Venezia e così con il porto di Napoli unificato in un'unica autorità con Salerno modesto scalo marittimo rispetto a quello dell'ex capitale. Occorre un piano di sviluppo per rilanciare il Paese dove il Sud deve essere esaltato e deve godere di maggiori finanziamenti ed incentivi per superare lo squilibrio esistente ponendo in primis il completamento di quelle opere programmate e finanziate solo parzialmente. Ed è inutile che il presidente Renzi si affanni troppo ad aprire il “dossier mafia” se non si migliorano le condizioni di vita non verrà mai estirpata. Occorre una progettazione di un modello di sviluppo che non assicuri solo accrescimento di beni e servizi ma anche continuo emergere di qualità superiore nella vita dei cittadini nel funzionamento delle istituzioni, risolvendo i due grandi problemi: la disoccupazione e l'arretratezza del Mezzogiorno, due problemi strettamente legati tra loro che costituiscono un nodo storico senza lo scioglimento del quale il nostro Paese rischia di spaccarsi o di rimanere immobilizzato alla soglia delle società post industriale.