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Isaia Sales e il “meriggio” di Zingaretti e De Luca

Opinionista: 

Una recente “lettera aperta a Zinga[retti]” di Isaia Sales induce a riflettere, perché sembra richiamare l’attenzione sul “ruolo” dei partiti politici, soffermandosi poi sulle attuali scelte di Vincenzo De Luca. Ecco un primo limite delineato, chiaramente, dallo statista Vittorio Emanuele Orlando: “Aino a quale punto questa libertà è effettiva o, invece, vana illusione?”. Un tema che investe le “organizzazioni esistenti nello Stato” e la “la storia [...] di tutte le rivoluzioni” che – come evidenzia Orlando – “ricorda da vicino [...] il movimento del pendolo”: ha la “caratteristica [...] di non tornare immediatamente alla situazione dello stato di riposo, ma di oltrepassarla per poi ancora retrocedere, e così via”. Tutto sembra rammentare un saggio che Orlando non riuscì a completare perché lo colse la morte, pubblicato unitamente ad una lettera inviata da Orlando a Fernando Dalla Rocca, che si sofferma sui “partiti politici”. Ovviamente, nessun presagio di sventura, connesso al tempo del Covid19, che tanto preoccupa Vincenzo De Luca. Orlando, per l’”argomento dei partiti politici” si avvale, infatti, “del paragone coi figli di ignoti, detti pure gli esposti, ricordando il tempo della cosiddetta ruota”, per giungere poi ad “un’altra visione: quella di una grande città distrutta da un terremoto, quale [...] vid[e] Messina, dopo la fatale alba del 28 dicembre 1908”. Sembrerebbe delinearsi l’opportunità di una nuova “lettera” per l’indomito Nicola Zingaretti. Il “movimento del pendolo” sembra suggerirla. Come evidenzia Orlando, lo “Stato ha una tendenza irresistibile”, “una vocazione naturale ad affermarsi superiore a tutte le organizzazioni viventi nel suo seno e di controllare quelle norme che esse spontaneamente generano, comportandosi verso di esse in uno di quei tre modi: o assumendole come sue proprie, conferendo loro il presidio della sua forza; o mantenendosi indifferente e neutrale; o reprimendole come contrarie ai fini della totale collettività da esso Stato rappresentata”. “Dall’altro lato, però – evidenzia ancora Orlando –, le organizzazioni esistenti nello Stato serbano tuttavia la loro originaria vocazione (in un certo senso ad esse naturale) di assicurare colla forza propria l’osservanza della propria legge interiore, e ciò senza esclusione della coazione fisica. Questa vocazione, che cerca di contrapporsi alla completa attuazione del monopolio statale, contiene le ragioni profonde dei più grandi contrasti degli Stati contemporanei; vi si collegano [anche] le lotte [...] fra i padroni di un’azienda e i dipendenti, fra i capi delle associazioni di mestiere e gli operai, fra le corporazioni stesse e lo Stato, fra le minoranze etniche e lo Stato in cui sono comprese”. Ecco un secondo limite, evidenziato sempre da Vittorio Emanuele Orlando: “Sino a quale punto l’elemento della volontà, anche supponendola veramente libera, può dominare i fattori della necessità oggettiva e le stesse suggestioni del subconscio?”. Due limiti che pongono due domande ancora oggi inevase, che la “lettera aperta a Zinga[retti]” di Isaia Sales sembra rivolgere a Vincenzo De Luca.