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JJ4 condannata per un reato da cui non può essere difesa

Opinionista: 

Secondo la teoria cosiddetta tripartita, il reato si suddivide in tre distinti elementi, ossia: il fatto, l'antigiuridicità che coincide con il verificarsi di un’azione contraria a quanto stabilito dall'ordinamento e la colpevolezza. JJ4 ha, pare con certezza, “commesso il fatto” (aver ucciso un mammifero homo sapiens), ne è colpevole, nel senso che intercorre un nesso causale tra la sua azione e la morte dell’umano bipede. Tecnicamente le si potrebbe riconoscere un eccesso di legittima difesa, per la circostanza dovuta alla “violazione del domicilio” (territoriale) da parte del Sapiens, per altro giustificabile dalla presumibile minaccia per la vita dei suoi cuccioli (quanti precedenti potrebbe citare a tale fondamento l’Orsa?!). Resta un dettaglio: l’azione deve essere contraria a quella dell’ordinamento, di cui con adeguata certezza l’Orsa non fa parte, le cui norme non le appartengono. Più tecnicamente di questa legge l’Orsa non solo non è consapevole in forma diretta, ma neanche per cognizione acquisita o acquisibile indirettamente: non esiste caso citabile in cui l’Orsa abbia mai avuto notizia di un caso di condanna a morte di un sapiens colpevole di aver ucciso un’Orsa o i suoi cuccioli! Da cosa quindi l’Orsa doveva essere cosciente del suo reato? Il caso si chiude qui, perché il reato oltre che previsto come tale deve essere conoscibile, e il soggetto pienamente capace di intendere e di volere e rendersi conto che la sua condotta costituisce infrazione dell’ordinamento giuridico. In mancanza di questa circostanza di civiltà di cui Homo Sapiens va orgoglioso, l’imputata JJ4 tecnicamente non è imputabile. Ciò che vale quindi per declassare l’orsa a soggetto non cosciente cui applicare la pena di morte in un paese che la ripudia e non la prevede nel suo ordinamento, dovrebbe valere anche a: 1. non comminarle una pena per un reato di cui non è cosciente e 2. se proprio vogliamo essere civili nella misura in cui tali ci definiamo, almeno prima della pena deve venire un processo, in cui la stessa orsa possa difendersi ed essere difesa. Ma l’Orsa per noi è “cosciente” nella misura in cui “dobbiamo” condannarla, non è soggetto coscienze e consapevole se dobbiamo garantirle i diritti di difesa, ritorna cosciente quando la riconosciamo parte soggetta all’ordinamento, torna incosciente quando decidiamo arbitrariamente una pena che l’ordinamento rifiuta e non prevede. Ma JJ4 non è la prima né sarà l’ultima. Gli animali, compresi gli insetti, hanno dovuto affrontare la possibilità di essere incriminati penalmente per diversi secoli in molte parti d’Europa. La prima testimonianza esistente di un processo su animali è l’esecuzione di un maiale nel 1266 a Fontenay-auxRoses. Gli imputati animali sono comparsi davanti sia alla Chiesa che ai tribunali secolari e i reati addotti contro di loro andavano dall’omicidio al danno criminale. I testimoni umani venivano spesso ascoltati e nei tribunali ecclesiastici gli animali venivano addirittura regolarmente forniti di un avvocato. Se condannato, era prassi comune che un animale venisse giustiziato o esiliato. Tuttavia, nel 1750, un’asina fu prosciolta dall’accusa di bestialità grazie ad alcuni testimoni della sua virtù e del buon comportamento dell’animale mentre il suo co-accusato umano fu condannato a morte. JJ4 quindi viene amministrativamente condannata a morte senza un processo in uno Stato che non ammette la pena di morte, per un reato che on solo non conosce come tale, ma che avrebbe a parti invertite tutte le ragionevoli attenuanti del caso. Viene condannata per un reato da cui non può essere difesa, e che lei stessa ammette con giusta fierezza: essere un’Orsa, essersi comportata come tale, essere madre e aver difeso il suo territorio e i suoi figli. Semmai è anche la prova che la nostra presunta civiltà – anche in diritto – è solo presunta, perché non c’è peggiore diritto penale di quello che vale solo per alcuni e solo selettivamente, e non c’è peggiore strumento del diritto di quello che non punta alla giustizia ma diviene arma di vendetta, ammantata da legittimità. Semmai questa è l’ennesima conferma – se ce ne fosse ancora bisogno - della nostra indole: ovunque si è spinto Homo Sapiens ha sempre sterminato le altre specie, pericolose che fossero o meno per la sua sopravvivenza, comprese tutte le altre specie del tipo “Homo”.