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La Cabina di regia del caso Bagnoli

Opinionista: 

E' stata una brutta giornata per Napoli e per Bagnoli quella di mercoledì 13 gennaio scorso. In Prefettura la cosìddetta Cabina di regia (ma chi è venuta in mente un’idea del genere?) ascoltava varie associazioni ambientaliste. Contemporaneamente, in una strada a poche centinaia di metri, il sindaco Luigi de Magistris e l’assessore all’urbanistica Carmine Piscopo partecipavano a una manifestazione di protesta contro la nomina del Commissario di governo. Non gli bastava il ricorso al Tar. Ma né in Prefettura né nella strada si aveva contezza del guazzabuglio in cui è precipitata dopo vent’anni la vicenda di Bagnoli. Basterà citare la vexata quaestio della colmata. La Bagnoli SpA, la società creata dall’Iri nel novembre 1996, avrebbe dovuto “ripristinare la morfologia naturale della costa di Bagnoli rimuovendo tutto ciò che l’ha alterata”. E anzicchè provvedere alla rimozione della colmata, la maggiore alterazione della morfologia naturale della costa, si limitò “a metterla in sicurezza”. Spendendo alcune diecine di milioni dei 400 miliardi di lire di cui disponeva per demolire i capannoni dismessi e per bonificare i suoli. Un provvedimento inefficace. Tant’è vero che gli AdP del luglio 2003 e del dicembre 2007 ne disponevano la rimozione ai sensi della legge n. 582/96 e ne stanziavano i fondi necessari. Due accordi mai inverati. E senza darne alcuna spiegazione. Il vice sindaco Rocco Papa dichiarò al Consiglio dei ministri del 16 aprile 2005: «La colmata sarà rimossa dall’Autorità portuale alla quale abbiamo dato 45 milioni di euro con l’impegno di utilizzare i materiali inerti per realizzare la Darsena di levante. L’AdP del 2003 deve essere rispettato ». L’ing. Claudio Cicatiello, sub commissario di governo per le bonifiche e la tutela delle acque nella Regione Campania, inviò il 15 gennaio 2009 al ministero dell’Ambiente, al sindaco di Napoli e al presidente della Regione Campania una relazione con la quale comunicava che, sulla base di una precisa anali dei costi, “per rimuovere la colmata e per bonificare i fondali marini occorrono 44 milioni di euro e 71 milioni per trasportare i materiali bonificati a Piombino”. Il vice sindaco Sabatino Santangelo dichiarò al Consiglio dei ministri del 23 febbraio 2009: «Dei 115 milioni di euro necessari ne abbiamo disponibili solo 44» (dimenticando di aver firmato l’AdP del 2003 che non prevedeva di sprecare 71 milioni per mandare i materiali inerti a Piombino). In anni più recenti il sindaco Luigi de Magistris ha dichiarato al CdM del 19 aprile 2013: «Presto sarà avviata con il Provveditore delle opere pubbliche la gara per la rimozione della colmata utilizzando i 50 milioni di euro già disponibili». E il 3 dicembre dello stesso anno ha firmato una ordinanza con la quale ha intimato all’Iritecna di rimuoverla entro 30 giorni. Ma la colmata è ancora lì. E come se nei precedenti 18 anni non si fosse mai parlato della colmata ecco il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti dichiarare al Mattino del 10 febbraio 2014: «Farò fare una rapida istruttoria ai tecnici ministeriali e agli amministratori locali per giungere a una decisione definitiva sulla rimozione della colmata». In attesa di questa “rapida istruttoria” il 6 febbraio 2015 il direttore generale del ministero dell’Ambiente Maurizio Pernice e l’ex vice sindaco Tommaso Sodano hanno firmato un accordo che prevede “l’utilizzo dei 48 milioni di euro attribuiti al Comune per mettere in sicurezza il sito, dove è compresa anche la colmata a mare, per la quale saranno realizzate una nuova impermeabilizzazione e la riammodernizzazione dei sistemi di mantenimento dei depuratori”. Un accordo scandaloso e provocatorio da annullare perché le numerose e costosissime “messe in sicurezza”, cominciate nel 1996, non impediscono ai veleni della colmata di inquinare i fondali marini. Ma stupefacente e inquietante è quanto emerso dalla Cabina di regia del 13 scorso: “Sulla colmata bisogna comportarsi senza ideologismi ma in maniera laica (…) Accertamenti tecnici scientifici ci diranno se eliminarla oppure lasciarla dov’è”. Ha ragione Raffaele Cantone quando dice che “Napoli è una città dove si decide il Nulla”.