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La città della creatività all’esame scudetto tris

Opinionista: 

Da qualche mese in qua si sta sempre più accreditando la “nomination” di Napoli “Città della creatività”. Un titolo, che l’Unesco assegna alle città, ricche di eccellenze nei vari campi: Arte folkloristica, Letteratura, Musica, Cinema e molto altro ancora. Impegnate soprattutto in scelte strategiche di sviluppo sostenibile. La “creatività” però a Napoli ha tante varianti, sempre sorprendenti. Negli Anni Venti, ad esempio, qui si ebbe il primo spettacolo del “Teatro a sorpresa” dei futuristi, che ribaltava i ruoli. Il suggeritore diventava il “dimenticatore”, lo spettatore si trasformava in attore, insomma, roba tra ilarità e follia. Sempre, qui, nel 1931, all’ospedale degl’Incurabili, avvenne il primo trapianto al mondo. Uno si aspetterebbe del rene, del cuore. Niente di tutto questo: si trattò di un originalissimo e riuscito trapianto di un “testicolo”. Un “perpendicolo” nella recentissima versione “deluchiana”. “Il beneficiario si scrisse si sentì subito come un toro” e il donatore potette “ogni volta continuare a bere più di prima”. Mentre la candidatura di “Napoli Città della creatività” è agli esami preliminari dell’Unesco, guarda caso, è conto alla rovescia per la festa clou dello scudetto. Su cui sono puntati gli occhi del Paese per godersi l’altra “creatività” napoletana: le trovate di quella “scugnizza” popolare, canzonatoria, divertita, divertente, satirica. Unica al mondo. Le prime pietre del Muro abbattuto di Berlino mica furono vendute a Berlino, ma da noi in Villa Comunale. Che dire poi delle bomboniere nuziali, piene di terra lunare, al posto dei confetti, per far sognare sposi e invitati? In attesa di quel 90° minuto, da matematica conquista del prestigioso trofeo, lasciamo arbitri, raccattapalle, quarto uomo e var e trasferiamoci dal Maradona in città, tra la Napoli tifosa e non. Da tempo pronta a uno spettacolo straordinario, un 31° dicembre del suo glorioso calendario calcistico per accogliere, come merita, il nuovo anno del suo terzo scudetto. Non c’è casa, condominio, persona che non custodisca gelosamente una propria sorpresa, cioè un singolare, speciale e originale contributo alla megakermesse collettiva. La festa dell’attesa sta facendo riscoprire i dimenticati strumenti delle Piedigrotte “scetavajasse e putipù” per la collettiva, trionfale apoteosi finale nel segno del “Te Diegum” e de “L’Osimhen Cum Nobis Semper”. S’è rivisto per “questa terza santificazione” finanche lo “zerro” della “Settimana santa”, la raganella, lo strumento di legno, che sostituiva il suono di campane e campanelli. Intanto va apprezzato il sindaco Manfredi, per la sua idea già posta in atto: “M’illumino d’azzurro” sulla falsariga del verso ungarettiano: “M’illumino d’immenso”. Rivolta a illuminare testimonianze di valore artistico, storico, a cominciare dal Castel dell’Ovo con lo scopo anche ha tenuto a specificare: “di sensibilizzare i cittadini a godere dei festeggiamenti senza imbrattare i monumenti”. Ottima l’idea di “azzurrare”i monumenti; un po’ meno la motivazione. In giorni questi, in cui a profanare monumenti e edifici storici sono i nuovi barbari, incivili e scellerati, meglio sarebbe stato non correre il rischio di mettere sullo stesso piano festosi e caricaturali graffiti di tifosi sui muri, con le “sudice, nere colate di disprezzo” da parte di gente incorreggibile”. Refrattaria a ogni regola che si definisce “nuova generazione”, ma, nei fatti, è soltanto “deprecabile degenerazione”. “M’illumino d’azzurro” a Castel dell’Ovo, la culla originaria di Partenope , poteva e può servire anche da beneaugurante auspicio per la preparazione, già in corso, del mega-evento nel 2025, dei 2500 anni della fondazione di Neapolis. Non sappiamo quali altri monumenti figurino nell’agenda delle “significative luminarie” di Manfredi. Stavolta, però, “il tricolore con lo scudetto” meriterebbe il Belforte di Castel Sant ’Elmo, un panorama da 360°, questo sì, da “m’illumino d’immenso”, nel luogo dove, nel 1799, vi furono rinchiuse figure di “sovrano pensiero e di elevata pulizia morale”. Alcune di loro pagarono con la vita la lotta per la libertà. Nel primo scudetto, gioia e ironia indescrivibili, furono tali da coinvolgere anche chi non c’era più con un memorabile messaggio posto davanti al cimitero di Poggioreale: “Ah! Che ve site perse?”. Nella festa che verrà, un luminoso scudetto lassù su Castel Sant’Elmo, non sarà fuori luogo per far ricordare anche quegli eroi e “quanto Napoli perse senza di loro”.