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La città ha disperato bisogno di sinergie

Opinionista: 

Vincenzo De Luca ha parlato di cialtroneria amministrativa, alludendo alle ultime iniziative barricadiere del sindaco di Napoli. Penso intendesse dire che la prolungata resistenza di de Magistris alla decisione del premier Renzi d'istituire per Bagnoli un commissariato di governo con il compito di realizzare la conversione urbanistica del territorio di Bagnoli, non possa considerarsi cosa seria e sia un modo furbesco d'attirare l'attenzione e fare del sindaco un outsider del politico fiorentino o comunque un eroe che difende la sua città dalle mani del conquistatore straniero. Insomma, uno strumentalizzare problemi seri, per tornaconti personali. Io non credo che de Magistris abbia tutti i torti, anche se parecchi non gli mancano. Non ha tutti i torti, perché inviare un uomo come Salvo Nastasi ad occuparsi dell'area potenzialmente suscettibile di maggiore sviluppo della città, insieme a quella orientale, significa mettere nelle mani, per usare un eufemismo, dell'alta burocrazia (e dunque di tutto ciò che silenziosamente da sempre e dovunque c'è dietro) scelte squisitamente politiche, che dovrebbero essere orientate da chi ha legittimazione nella località, anche per responsabilizzare la comunità e non lasciare costante il senso che tutto vien dall'alto e nulla dev'essere guadagnato. Ma i torti non sono pochi: perché se siamo ridotti a questo stato, lo si deve proprio alla politica locale – da Bassolino, a Iervolino, allo stesso de Magistris – che per oltre un quarto di secolo non sono stati in grado di attuare alcunché. Il problema mi sembra anche un altro e già altra volta ne ho parlato. Ci sarebbe da capire se de Magistris segua un disegno o quanto meno un'apprezzabile strategia nel suo contrapporsi fermamente al capo del Governo. Napoli è città piagata come altre mai; ha alimentato un tessuto sociale disastrato da un buon cinquantennio di mala amministrazione, che si radica in una storia risalente sino all'unità ed in parte anche oltre. La città ha un disperato bisogno di sinergie e d'esser messa in condizione di valorizzare quel tanto di buono che ha, per far premio su quel tanto di male che l'affligge. Che senso ha uno scontro all'ultimo sangue con chi governa l'Italia? Pensa davvero de Magistris di riuscire a piegare un uomo come Renzi, al quale molte doti fanno difetto, ma non certo quella del capetto e d'un certo gusto per l'avventura? Come crede di prevalere, lui, da sindaco d'una bisognosa città, su chi governa il bilancio dello Stato e gestisce le relazioni politiche più importanti del Paese? Insomma, detto chiaramente, che senso ha tutto questo contrapporsi, compresa la manifestazione inconcludente inscenata venerdì scorso a Roma, che finisce col lasciare l'impressione d'una città stracciona incapace di farsi valere nei modi e nelle sedi che ad essa competono? Certamente, non ha senso per Napoli. Forse, potrebbe averne per de Magistris, per la costruzione del suo profilo politico e per dare a lui una connotazione peculiare ed estremista, che potrebbe offrirgli e forse già gli offre una certa visibilità personale, proponendolo ad una determinata fascia d'elettorato animato da sentimenti fortemente conflittuali. Ma tutto questo non può evidentemente giovare alla città, anzi non solo non giova ad essa, ma evidentemente la danneggia. Tutto quello che di discrezionale il Governo potrebbe fare per Napoli – in termini d'investimento, di occasioni di sviluppo, di sicurezza, e così via – di sicuro non farà. E questo, nel prendere le proprie posizioni pubbliche, il sindaco di Napoli non dovrebbe dimenticarlo.