La cultura di governo e le sue responsabilità
Negli ultimi 25 anni si è affermato, progressivamente, un principio. La classe politica deve smettere di autoriprodursi, deve dar spazio alla società civile, al nuovo che avanza. Perché al di fuori della politica c’è sicuramente chi sa declinare dinamiche nuove, c’è sicuramente la chiave per affrontare i problemi di una società composita e moderna come quella che si andava costruendo tra i due secoli. Fu così che i tecnici, che per anni furono stretti consiglieri dei potenti, iniziarono ad assumere un ruolo diretto, meno mediato e fu così che, dalla cosiddetta società civile, iniziò a farsi strada la logica delle primarie, sul modello americano, per poi arrivare al web, alle indicazioni dei cittadini, del popolo, della gente comune. Una festa che è durata per anni, un Carnevale che ha portato, purtroppo, alla Camera e al Senato personalità di modesto profilo, assolutamente prive di qualsiasi conoscenza della macchina amministrativa. Ma non è solo un limite dei 5 Stelle. Anche le forze politiche più tradizionali, con il loro atteggiamento, hanno contribuito a questa disordinata crescita, ad una Torre di Babele che oggi, improvvisamente, soprattutto a Roma, sembra manifestare tutti i suoi limiti. Ha ragione Grillo quando afferma che le istituzioni sono in mano ai burocrati. Ma è stato sempre così. E la capacità della classe politica si è misurata sempre nella capacità di competere, dall’interno, con la stessa burocrazia per affermare le sue idee e i suoi principi. Dato non facile ma assolutamente evidente. Ora, in molti si chiedono cosa può fare un esiguo gruppo di bravi ragazzi, trovatisi un po’ per caso a guidare un partito e, contemporaneamente, la maggiore istituzione locale nazionale, per fronteggiare una burocrazia romana che viene da lontano, profondamente radicata, abituata a muoversi nelle quinte, a studiare profondamente la macchina comunale per dare le accelerazioni o le frenate giuste al momento opportuno. La cultura di governo non si inventa. Chi ha fatto politica lo sa. Ci vogliono almeno 5 anni per entrare nei gangli della macchina amministrativa e gli stessi vertici o “direttori” di supporto lasciano il tempo che trovano. Se poi, in questo contesto, si lasciano vivere regole come l’esclusione di qualsiasi soggetto toccato da un avviso di garanzia (a proposito, sembra che a Roma nessuno ne sia indenne), ecco che la macchina amministrativa diviene assolutamente ingovernabile ed un sindaco alle prime armi rischia di essere indiscutibilmente travolto. Ultima annotazione. Faceva un po’ di tenerezza, la settimana scorsa, osservare Grillo sul palco di Nettuno a snocciolare, come sempre i suoi No. Così come lo stesso No alle Olimpiadi, pronunciato successivamente da Di Maio, è stato accolto col fragore di un successo. Sembra di vedere il Movimento 5 Stelle del passato, quello contrario a tutto e a tutti. Qualcuno, deve oggi muoversi sulle logiche del Sì, spiegare quali sono le nuove, positive direttrici di marcia per Roma e provare a far convergere anche le altre forze politiche. È il ruolo della maggioranza, è il ruolo di chi governa e, forse, ancora non lo sa.