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La demagogia di parte di una sinistra integralista

Opinionista: 

Gentile Direttore, lunedì scorso a Milano nella “casa Manzoni” si è celebrato il 150esimo anniversario della morte del celebre scrittore. Scelta molto felice è stata quella di invitare anche tanti ragazzi e ragazze dei licei o universitari, e, soprattutto, quella di far intervenire il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Gli interventi sulla figura del poeta-romanziere sono stati di alto livello, come si conviene ad una partecipazione di un avvenimento in cui la Cultura è al centro della cerimonia. Le parole del Capo dello Stato sono state come sempre esemplari e ricche di contenuti con riferimenti storici, che pochi politici di vera cultura come Mattarella conservano. A ben analizzare il suo discorso, per un momento mi sono “riconciliato” con questa Società che cerco disperatamente di accettare, per non sentirmi troppo “anziano”, ma che mostra sempre più i segni di una decadenza, che si manifesta proprio all’interno delle Istituzioni, a cominciare dalla Scuola agli organi rappresentativi. Mi sono rallegrato, allora, che il Capo dello Stato  abbia colto l’occasione che ben si attaglia ad Alessandro Manzoni, per affermare alcuni concetti basilari, oggi non più di moda, ma che andrebbero osservati, per non far cadere le ultime mura di Gerico. “Manzoni - ha ricordato Mattarella - non solo è stato uno degli spiriti più nobili dell’Ottocento, protagonista del Romanticismo e del Risorgimento, ma è stato soprattutto quello che più ha riunito l’Italia adottando una lingua comune, che nell’opera dei Promessi Sposi raggiunge la purezza del comune sentire”. “Padre del romanzo italiano”, lo ha  definito il Presidente, ed ancora “maestro indiscusso di tante generazioni di letterati e patrioti”. Nell’ascoltare questo vocabolo “patrioti” ho immaginato cosa sarebbe successo se a pronunciare questa espressione fosse stato un altro rappresentante istituzionale della nostra Repubblica. Apriti cielo! I “fascisti” di nuovo al potere! Mobilitazione generale, sindacati tradizionali in testa. Più volte ho scritto nelle mie “ospitate” settimanali che non sono di “destra” o di “sinistra”. Accolto come uno dei tanti “figli” della grande civiltà partenopea, dopo il terremoto dell’80 mi stabilii a Napoli, dove alla carriera militare ho “aggiunto” anche quella politica, militando nella Dc per vent’anni, e, poi, dopo la caduta di questo grande partito, in Forza Italia, dove ho condotto come presidente il Gruppo per dieci anni nella Regione Campania. Ricordo ancora  fino alla noia questo aspetto, perché oggi la demagogia di una sinistra integralista per niente bolla come “fascista” un pensiero che non sia quello di parte. Assistiamo, così, alla giustificazione di un grave episodio, come quello accaduto alla ministra Roccella, cui è stato impedito di parlare e presentare il suo libro, sol perché non era in armonia con la ricorrente “cultura” della libertà di affittare anche un utero per avere un figlio. Mi fa vera paura la giustificazione che, a parte i soliti Saviano di turno, il capo di un grande partito, il Pd, la “integralista” Elly Schlein ha detto che il “silenziare” con urla e schiamazzi la ministra Roccella era “una manifestazione di dissenso”. Per quanto io ne sappia di democrazia, il dissenso si esprime in un dibattito, non nella totale proibizione di parlare. Come pure mi spaventa l’“osservazione continua” cui è soggetta la Presidente del Consiglio, appellata “fascista” solo perché aveva chiamato gli italiani “patrioti”, proprio come oggi ha fatto Mattarella. Come pure mi spaventa la lotta continua al lessico italiano, la nostra bella e unitaria lingua, ormai imbrigliata in un inglesismo, che dopo la pandemia, ha invaso ancora di più la nostra madrelingua. Mi spaventa anche, e lo affermerò sino alla noia, quanto ha fatto il Governo sul Teatro San Carlo: non avevo mai assistito in tanti anni di esperienza, al ricorso di una legge, per “fare fuori” un Sovrintendente, ricorrendo al limite di età retroattivo. La protervia, poi, che lo stesso decreto faccia riferimento ai soli Sovrintendenti, sapendo che questo dispositivo avrebbe colpito solo quella persona già individuata, mi lascia di stucco, e penso agli anni d’oro del pentapartito, quando l’Italia distrutta dalla guerra, si risollevò sino a diventare quinta potenza mondiale. Anche il “compromesso storico” di berlingueriana memoria fu un tentativo di superare gli steccati di un’ideologia sciagurata, che  oggi alimenta di nuovo gran parte di una classe politica che si vuole “rigenerare”. E non va bene neanche a destra con la spada di Damocle della riforma delle Regioni, che penalizza solo il Sud. Proprio Alessandro Manzoni nella sua prima tragedia “Il Conte di Carmagnola” fa cantare al Coro “S’ode a destra uno squillo di trombe; a Sinistra risponde uno squillo”). E così è ora la nostra situazione politica: “A destra vi sono vari squilli di tromba (e tromboni), tra cui quelli che pensano solo al primato del Nord; a sinistra, però, s’ode uno squillo ancora più sgangherato, perché nessuno ha ancora detto a Elly Schlein che il Muro di Berlino è caduto il 9 novembre 1989.