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La democrazia liquida e i potentati locali

Opinionista: 

La politica gioca, ormai, la sua partita sulla sabbia. L’ impazzimento è materia quotidiana. Tra Regionali ed Amministrative non tutti si sentono rappresentati, non tutti riconoscono la necessaria autorevolezza ai partiti nazionali. Magari si vuole conservare il simbolo, quello sì, ma la scelta dei governatori, dei Sindaci viene definita, spesso, materia di competenza locale, senza particolari ingerenze romane. Nasce, così, lo sgretolarsi di Forza Italia in Puglia, dove i candidati a governatore del centrodestra restano, al momento, due, mentre anche il Pd mostra, in molte realtà, la corda di diktat nazionali sempre meno solidi. Cosa succede e perché ? In realtà, il legame tra centro e periferia sembra essersi allentato da tempo. Una volta, la gavetta politica era lunga e articolata. Nessuno arrivava in un qualsiasi seggio per caso. Tutto restava, innanzitutto, legato ad un tesseramento che conservava, attraverso le firme di presentazione, un minimo margine di credibilità e di controllo. I livelli locali dei partiti venivano consultati, ascoltati, costantemente monitorati. Ed anche l’eletto, a qualsiasi livello, doveva rispondere a chi lo aveva sostenuto. Ma esisteva anche un prestigio personale direttamente testimoniato, in una certa epoca, dal numero di preferenze. Il consigliere circoscrizionale, che conosceva l’immane fatica di recuperare 250 voti sul territorio, si riconosceva, con ammirazione, nei confronti del deputato, del consigliere regionale che ne raccoglieva 60mila. Per i ministri, che superavano abbondantemente i 100mila suffragi, c’era gente che correva per aprirgli la porta dell’ auto, per mostrargli la sua fedeltà e, in qualche caso, anche la consonanza ideale. Certo, parliamo di un periodo di chiaroscuri, spazzato via dal vento del nuovo. Ma esistevano, comunque, parametri che davano credibilità a quei protagonisti, che ne facevano punti di riferimento nazionali e, conseguentemente, locali. Oggi, in un momento in cui, con un minimo di organizzazione, possono bastare 1500 preferenze, nelle consultazioni interne di partito, per entrare in Parlamento, nel momento in cui molte figure si trovano letteralmente catapultate a Montecitorio o a Palazzo Madama e, magari, nelle direzioni e negli esecutivi nazionali di partito, senza sapere perché, tutto è materia liquida, incerta e discutibile. All’occorrenza lo stesso consigliere circoscrizionale ritiene di avere più voti dello stesso parlamentare e lo contesta apertamente, così come ognuno pensa sempre più di autodeterminare le sue scelte, le sue opzioni, i propri candidati. Valutando, chiaramente, che, senza la base, il partito conti poco o niente. Ecco perché, oggi, la politica è senza regole, ecco perché, per i partiti che vogliono sopravvivere, sono fatalmente destinati ad aumentare lo spazio di autodeterminazione locale mentre le realtà nazionali appaiono destinate, sempre più, a recitare un ruolo di semplice assemblaggio di regole e di generale copertura politica. Nessuno sembra più riconoscersi in nessuno ed è un pericoloso crinale per una democrazia sempre più liquida.