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La grande trama contro l’Italia

Opinionista: 

Il complotto ci fu. E non fu contro Silvio Berlusconi. Ma contro l’Italia. Il leader di Forza Italia ne fu la principale vittima perché premier pro tempore che scelse di difendere la sovranità nazionale. Per questo il Governo, di fronte alle nuove intercettazioni emerse da Wikileaks - che confermano come nel 2011 Roma finì al centro di una trama politico- finanziaria internazionale tesa a mettere il nostro Paese sotto tutela - bene ha fatto a convocare l’ambasciatore Usa. La speranza è che dietro i passi formali ci sia l’effettiva volontà di andare fino in fondo. Perché la situazione non è più tollerabile. È l’Italia, non questa o quella parte politica, ad avere il sacrosanto diritto - ma anche il dovere - di chiedere la verità sui fatti del 2011. La nuova, clamorosa vicenda delle intercettazioni made in Usa definisce ulteriormente un quadro già chiaro da tempo: nell’estate- autunno 2011 l’Italia fu sottoposta a una fortissima pressione internazionale affinché accettasse di finire sotto la tutela del Fmi e della Troika. Una manovra alla quale si sommò il tentativo, riuscito, di disarcionare Berlusconi, il premier democraticamente eletto, che a quella manovra si oppose scontrandosi duramente con la Merkel e Sarkozy. A Bruxelles volevano che Roma bevesse lo stesso amaro calice imposto alla Grecia: il commissariamento. È stato Timothy Geithner, ex segretario del Tesoro Usa, a rivelare nel suo libro “Stress Test” che «ad un certo punto, in quell’autunno, alcuni funzionari europei ci contattarono con una trama per cercare di costringere il premier italiano Berlusconi a cedere il potere; volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti dell’Fmi all’Italia, fino a quando non se ne fosse andato». A quella richiesta, che Geithner non esitò a definire «sorprendente», Obama rispose con un secco no perché - sono sempre parole dell’ex segretario Usa - «non potevamo coinvolgerci in un complotto come quello. Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani, io dissi». Parole gravissime e non smentite, sulle quali l’Italia non ha mai chiesto in maniera seria che fosse fatta chiarezza. Si giunse così al G20 di Cannes, dove il Fmi propose un prestito da 80 miliardi per il “salvataggio” dell’Italia. Il governo Berlusconi lo rifiutò. Era il novembre del 2011. Di lì a qualche giorno tutto sarebbe precipitato: l’esecutivo greco sarebbe stato costretto alle dimissioni, sostituito da quello di un banchiere gradito a Bruxelles. Due giorni dopo la scena si sarebbe ripetuta in Italia, con Mario Monti che avrebbe rimpiazzato Berlusconi. Da allora in poi la caduta dell’economia italiana sarebbe stata verticale, a tutto vantaggio dei nostri competitor internazionali. In primis la Germania. Ora, i nuovi file americani non solo dimostrano che Berlusconi fu vittima di un autentico accerchiamento spionistico, ma aggiungono ulteriori particolari a quella manovra. Come l’intercettazione in cui il consigliere personale del premier per le relazioni internazionali, Valentino Valentini, riferì che Merkel e Sarkozy «facevano pressioni sul primo ministro (italiano, ndr) affinché annunciasse forti e concrete misure». Pressioni alle quali Berlusconi scelse di non cedere. E che costarono caro a lui e, soprattutto, all’Italia.