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La Merkel lascerà un segno nella storia dell’Europa

Opinionista: 

È recente la pubblicazione di un libro di Massimo Nava dedicato ad Angela Merkel che ha come sottotitolo, un po' enfatico, La donna che ha cambiato la storia. A dire il vero alla Merkel bisogna aggiungere, sia pur in una posizione più recente, Ursula von der Leyen e Christine Lagarde. Il libro mette giustamente in rilievo lo stile di vita della Merkel: sobrio, severo e capace di non confondere il ruolo pubblico con quello privato. Basti andare con la memoria ai soggiorni per le vacanze a Ischia, caratterizzati da una presenza sobria e gelosa della propria privacy. In una intervista intervista inserita nel libro C’etait Merkel, scritto dalla giornalista francese Marion Van Enterghem, il presidente Macron ha affermato che l’eredità lasciata dalla Merkel sarà quella di aver inserito a fondo la Germania nel progetto europeo. Certo non tutte le scelte politiche – anche in politica estera – sono state caratterizzate da una visione programmatica di lungo respiro e non sono poche le scelte conservatrici, come la nefasta decisione di lasciare campo libero al ministro delle Finanze durante la crisi del debito greco. Ma a queste scelte poco felici si affiancano momenti di apertura, come l’accoglienza dell’ondata migratoria del 2015, pagata a caro prezzo con il rafforzamento elettorale dell’estrema destra. Sono queste scelte di forte ancoraggio alla politica europeista alla base di una notevole popolarità a livello europeo ed extraeuropeo. Un articolo di Pierre Haski apparso in Francia e tradotto in italiano nella rivista “Internazionale”, sottolinea come “uno studio dell’ European council on foreign relations, condotto su dodici paesi membri dell’Unione europea, indica che Merkel sarebbe la candidata preferita dei cittadini europei alla presidenza dell’Unione, con un plebiscitario 41 per cento dei voti rispetto al 16 per cento ottenuto da Macron. Ci sarà pure un motivo, anzi più motivi, che sono alla base dei ben 16 anni alla guida del governo tedesco, gli stessi anni dell’era Kohl. Adesso Merkel ha deciso di non candidarsi alle prossime elezioni e ha aperto la successione alla Cancelleria e ha così saputo smentire coloro che hanno spesso criticato un eccessivo padroneggiamento di cifre e di fatti, tanto da lasciare poco spazio alle decisioni improvvisate. Ma ci sono alcune di esse prese con rapidità e velocemente: penso per fare solo qualche esempio alla famosa intervista del 1999 sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung dove sfida pubblicamente il cancelliere dell’unità Kohl, o alla immediata decisione, dopo Fukushima, di abbandonare il nucleare e, infine, alla coraggiosa decisione dell’accoglienza dei rifugiati nel 2015, quando pronunziò la famosa frase rivolta al popolo tedesco “ce la potremo fare”, incurante dei riflessi che quella decisione poteva avere sulle opposizioni di estrema destra e sulle indecisioni manifestate nel suo stesso partito. Per finire condivido una considerazione di Michele Valensise diplomatico: “Angela Merkel lascerà un segno nella storia tedesca ed europea per competenza, autorevolezza e stile più che per la timidezza dell’azione in alcuni frangenti importanti non solo per il suo Paese, in un bilancio onesto accanto alle tante luci si deve iscrivere anche qualche ombra, le prime sono comunque le più forti”