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La mobilità a Napoli: l’importanza del dialogo

Opinionista: 

La storia di Napoli è costellata da significativi eventi salutati inizialmente, con grande enfasi, come momenti di svolta epocali che, poi, la realtà ha finito sistematicamente col ridimensionare. Si pensi alle grandi aspettative, sovente disilluse, che hanno accompagnato le elezioni per il rinnovo del governo cittadino degli ultimi lustri. Da Maurizio Valenzi a Luigi de Magistris le attese grandi rivoluzioni non sono mai riuscite a sortire gli effetti desiderati dagli elettori, al netto, naturalmente, dei dovuti distinguo in cui hanno dovuto operare le rispettive giunte comunali. L’esperienza dell’Amministrazione del primo sindaco comunista merita un’attenzione particolare come giustamente ha fatto Alessandro Scippa, nel film dedicato alla “giunta rossa” guidata da quel gran signore che era Maurizio Valenzi. Non tanto per i risultati conseguiti, vista anche l’esiguità dei “numeri” su cui poteva contare, quanto piuttosto per l’approccio culturale ai problemi della città che era tenuto a risolvere. Un atteggiamento innovativo di apertura, confronto e partecipazione nel segno della laboriosità e del rispetto delle norme, a partire da quelle più elementari come, per esempio, la pretesa della puntualità sul lavoro negli uffici comunali. Con quell’Amministrazione, più volte, abbiamo avuto il piacere di confrontarci, in qualità di rappresentanti dei “movers”, ovvero dei cittadini che si spostano sul territorio indipendentemente dal mezzo di locomozione utilizzato, spesso anche animatamente e con severo spirito critico, ma sempre nel massimo rispetto dei ruoli e delle competenze. All’epoca l’assessore al traffico era il padre del regista de “La Giunta”, Antonio Scippa, il quale si rese protagonista di forti provvedimenti come le prime pedonalizzazioni e l’uso indiscriminato dei paletti sui marciapiedi per scoraggiare la sosta selvaggia. Soluzioni coraggiose, talvolta aggressive, benché non sempre condivisibili, in quanto attuate come misure estemporanee, slegate cioè da una visione d’insieme, da un piano complessivo del traffico. Tuttavia, costituivano un chiaro segnale di sensibilità verso condizioni di criticità che non potevano continuare ad essere trascurate. Non si dimentichi che Napoli, allora, era stretta nella morsa di un traffico asfissiante, la metropolitana non esisteva ancora, il trasporto pubblico era peggiore di quello attuale, la mobilità risentiva dei segni profondi lasciati dal terremoto e la penuria di parcheggi era tale da trasformare una piazza storica, come quella del Plebiscito, in una immensa area di sosta, nella generale indifferenza. Intendiamoci, non è che queste problematiche oggi siano scomparse, tutt’altro, ma la novità per l’epoca è che finalmente assumevano rilevanza agli occhi degli Amministratori locali, conquistandosi un posto prioritario nell’agenda di governo della terza città d’Italia. I propositi, insomma, erano buoni, non sempre, però, lo sono stati i rimedi applicati che, comunque, non venivano decisi al chiuso del “palazzo”, ma coinvolgevano la città e le rappresentanze di categoria. L’assessore Scippa, del quale serbo un ottimo ricordo, era componente della Commissione Traffico e Circolazione dell’Aci di Napoli alla quale non mancava mai di intervenire e di confrontarsi anche con chi non era allineato sulle posizioni della Giunta comunale. Prima di emettere un’importante ordinanza sulla circolazione stradale, interpellava l’Automobile Club del quale aveva massima considerazione come noi per lui. Insomma, c’era dialogo e rispetto, anche se i punti di vista sovente divergevano. Ecco, questi confronti nel tempo sono andati scemando e le istanze dei cittadini sono state via via trascurate, nonostante gli appelli, le denunce e le petizioni per sollecitare provvedimenti atti a migliorare le condizioni della mobilità e, quindi, della vivibilità. Certo, non si può pensare che l’azione amministrativa venga sottoposta a continui e paralizzanti referendum popolari, ma la doverosa interlocuzione con l’unico ente pubblico deputato alla tutela del diritto alla mobilità ci sembra una richiesta più che legittima. Non è questo, senz’altro, il caso dell’attuale guida cittadina, con la quale abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa che, comunque, andrebbe sempre osservato nell’interesse della collettività.