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La politica e il calcio che si danno la mano

Opinionista: 

Viviamo in un’epoca strana. Nella quale è possibile affermare di tutto e, il giorno dopo, l’esatto contrario. Lo zibaldone delle idee si rincorre confuso, in un crescendo di affermazioni e di controaffermazioni sempre più vivace. E c’è sempre una soluzione utile per superare l’ostacolo, per sottolineare la propria, sostanziale estraneità ad ogni problema reale, ad ogni oscura trappola. Succede così che il candidato governatore De Luca spinga a non votare i soggetti presenti nelle sue liste che abbiano qualche nuvola sulle loro teste, segnando il confine della sua responsabilità, il limite oggettivamente non superabile. Una mossa ardita, oggettivamente mai tentata prima, che conferma, comunque, come, in una politica che non attira più, si sia fatto il possibile e, magari, pure, l’impossibile per imbarcare chiunque avesse qualche voto da offrire. Ma non è solo il mondo delle istituzioni ad offrire questo triste spettacolo. A Parma, domenica scorsa, il Napoli, in silenzio stampa, ha dovuto ascoltare l’ennesimo monologo sulla dignità, sull’impegno, sull’onestà di chi si batte senza freni, di chi insegue, seppur retrocesso, una causa giusta. E il circo mediatico ha subito messo in rete le immagini finali di un Higuaìn ruggente, le parole solforose di Donadoni (esonerato, giova ricordarlo, dal Napoli, nel 2009, dopo sole sette giornate), lo scandaloso disgusto di Raffaele Palladino, da Mugnano di Napoli, altro figliol prodigo sbarcato alla corte parmense. Nessuno ha cercato nemmeno una parola della controparte azzurra, dando tutto, paradossalmente, per scontato. Messe così le cose, ce ne sarebbe abbastanza per aprire un’inchiesta della Federcalcio, per comprendere, per capire meglio il significato di quelle parole. Se il Napoli volesse una corsia preferenziale o i problemi fossero altri. Ma ecco che Donadoni, inaspettatamente, ritratta. Per lui, ieri, se la Procura Federale aprisse un caso sugli episodi di Parma-Napoli, sarebbe un’assurdità, vorrebbe dire aggiungere sciocchezze a sciocchezze, confessando di non credere assolutamente che il Napoli volesse in regalo la partita. Una sostanziale marcia indietro. Mentre la società azzurra, almeno ufficialmente, via internet, fa riferimento solo al tempo perso dai ducali. Fin qui, la giostra delle dichiarazioni ma qualche valutazione, anche in questo caso è d’obbligo. Il Parma già retrocesso, che prende, in due settimane, quattro gol dalla Lazio e quattro, addirittura, dal Cagliari fa sinceramente pensare ad una smobilitazione. Strani gli improvvisi segnali di risveglio contro il Napoli, la rabbia agonistica, quelle dichiarazioni al vetriolo. Nel calcio, in questi anni, ne abbiamo viste talmente tante, che non ci meraviglieremmo davvero di nulla. Nelle serie minori, a fine stagione, sono cose che capitano spesso. Un imprevedibile virus, uno strano soprassalto d’orgoglio che contagia spesso il calcio italiano. Salvo poi, in ogni circostanza, abbandonare ogni ipotesi di inchiesta perché quel che vale il giorno prima, ovviamente, non vale il giorno dopo. Come nella politica, come nel calcio, come nella vita di ogni giorno.