La sanità in Campania e la voragine dello scandalo
È doloroso dirlo, ma ormai l’Asl Na 1 è diventata un vero e proprio buco nero. Costantemente al centro di inchieste giudiziarie, pasticci, disastri e disorganizzazioni varie, è difficile negare che rappresenta l’emblema stesso della sanità regionale di De Luca. E non è soltanto un problema di scandali e di gestione discutibile. Il dato più grave è il risultato concreto offerto ai cittadini napoletani: un servizio carente da tanti punti di vista, nonostante lo sforzo immane di migliaia di operatori sanitari, dai medici agli infermieri fino agli addetti del settore sociosanitario. E sì, perché l’Asl Na 1 è la più grande d’Europa e gestisce l’intera città di Napoli, la terza metropoli italiana, numerosi ospedali e presidi medici. L’ultimo episodio, clamoroso, è stata l’apertura di una voragine nell’area del parcheggio dell’Ospedale del Mare. Una buca profonda venti metri che ha inghiottito varie auto e nella quale solo per una circostanza fortunosa – è accaduto all’alba – non sono state trascinate persone. Un accidente imprevisto e imprevedibile? Non mi pare, considerato che a quanto pare un mese prima, dopo l’ennesima segnalazione che qualcosa lì non andava, i responsabili dell’azienda erano andati a fare un sopralluogo, poi restato lettera morta. Ora è doveroso fare chiarezza: la chiedono i cittadini che pagano le tasse e la chiediamo noi della Lega e del centrodestra nell’ambito delle sedi istituzionali competenti. Il punto da comprendere è fin troppo chiaro: come è potuto accadere? Sono stati utilizzati materiali scadenti per fare presto? Non si è seguito l’iter corretto perché si doveva assicurare una passarella elettorale a De Luca con la solita balla sull’eccellenza della sanità campana? Domande legittime, che reclamano una risposta prima possibile. Ed è difficile fare a meno di notare che il crollo si è verificato nel medesimo spazio - l’area esterna dell’Ospedale del Mare - nel quale è stata realizzata la struttura antiCodiv, con modalità tanto opache da finire sotto i riflettori di tutte le televisioni d’Italia e, a quanto si legge, non soltanto del sistema dell’informazione. Sempre su versanti che nulla hanno a che vedere con la sanità è soltanto di qualche settimana fa la polemica sulle presunte infiltrazioni mafiose nella medesima azienda sanitaria. Certo, il Ministro degli Interni - con una decisione che molti hanno ritenuto pilatesca e che contrasta con i risultati dell’indagine condotta per mesi dalla commissione d’accesso nominata dalla stesso Viminale - ha dichiarato che non sussistevano i presupposti richiesti dalla normativa per lo scioglimento dell’Asl Napoli 1: non sarebbero sufficienti “gli elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti e indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare”. Ma per me - e credo che siano in tanti a pensarla come me - non è rassicurante per nulla una gestione nella quale lo stesso ministro evidenzia inquietanti zone d’ombra. La Lamorgese - evidentemente poco consapevole di riferirsi ad un pezzo così importante della sanità nazionale - ha ritenuto di poter sorvolare sull’esistenza addirittura di “situazioni di irregolarità amministrativa che hanno determinato evidenti disfunzioni nell’organizzazione e nella gestione delle attività di competenza, con particolare riguardo ai servizi forniti dal presidio ospedaliero San Giovanni Bosco”. Ecco, appunto. Se la situazione non è nera, è almeno grigia. Infine, nelle ultime ore, abbiamo assistito al caos per le vaccinazioni degli operatori sanitari, organizzate con modalità tanto grottesche e pericolose per la salute stessa di medici e infermieri da diventare la notizia d’apertura di tutti i tg del Paese. E, mentre qualche ingenuo si aspettava addirittura le dimissioni dei responsabili, l’amministrazione regionale ha invece tentato di rovesciare la verità, con tanto di attacco a presunti “sciacalli”. E così un disastro pubblico conclamato è diventato nientedimeno che una prova di efficienza “dell’imponente macchina organizzativa al servizio della città di Napoli”! Non so a voi, ma a me questa patetica riproposizione di modelli nordcoreani fa sinceramente pena. Denuncia una vera ossessione per le critiche, ci consegna l’ennesima prova di un presidente che non vuole opposizione politica, che non vuole stampa libera, che non vuole che qualcuno la pensi diversamente. Fatica inutile, come insegna anche la deriva trumpiana: ormai basta un telefonino per smascherare la falsa propaganda. Non si tratta di strumentalizzare la pandemia, ma di garantire soluzioni concrete e rapide ai problemi. Ecco perché, pensando soltanto ai cittadini e ai loro diritti, diciamo che l’Asl di Napoli non può continuare ad essere gestita in questo modo.