La sinistra a Napoli cambia solo le facce
La sinistra che ti aspetti. Uguale a se stessa, legata sempre alla gestione del potere senza curarsi dei cittadini. Lo scenario che abbiamo dinanzi a noi in vista delle prossime comunali di Napoli parla da solo. La sinistra si è divisa sì, ma presentando tutti volti che non lasciano presagire nessun riscatto per la città. Che cosa rappresentano, infatti, Bassolino, Clemente e Manfredi? Sono tutte espressioni di esperienze logore, su cui il giudizio dei napoletani è stato ben chiaro. Nessuno di questi candidati o aspiranti tali può davvero fornire un contributo al rilancio della città, risolvendone i problemi. Anzi, la storia la conosciamo tutti e non dobbiamo dimenticarcene. Prendiamo Bassolino: da tutti, trasversalmente, è riconosciuto come il politico che ha lasciato Napoli nell’emergenza rifiuti. I cumuli di immondizia fino al terzo piano dei palazzi non li abbiamo dimenticati! Ed ora vorrebbe riproporsi alla città come se niente fosse successo? Crede davvero che il passato si possa cancellare con un colpo di spugna in nome della saggezza politica? Se passiamo invece al fronte più giovanile, incarnato dalla disastrosa Alessandra Clemente, siamo davanti alla replica della politica vuota e finta di de Magistris. Non ha saputo gestire nulla di quello che le è stato affidato, dalla mobilità alla sicurezza, ed ora addirittura cerca una ricollocazione personale per salvare una stagione nata nell’annunciare la rivoluzione e finita per il suo mentore ad elemosinare un posticino nella incolpevole Calabria. Mi faccia il piacere, avrebbe esclamato il grandissimo Totò! Quanto a Gaetano Manfredi, candidato da Pd, Cinquestelle e tante liste e listarelle di varia estrazione che corrispondono alle mille clientele del suo sponsor De Luca, non costituisce certamente una novità. O può ispirare fiducia in chi auspica il riscatto di Napoli per farla diventare finalmente una Capitale europea. È lo strumento di un consociativismo professionale che viene da lontano ed è portatore di interessi che, al di là della forma, appaiono distanti nella sostanza dal civil servant che vorrebbe incarnare. Il centrosinistra benedetto dal governatore Vincenzo De Luca - che vuole mettere le mani ed il cappello su Napoli muovendo i fili da palazzo Santa Lucia - cambia solo il frontman, ma i risultati sono tutti dimostrati dalla drammatica spoliazione di funzioni che ha impoverito la città e arricchito sempre gli stessi. Non c’è nessuna innovazione, nessuna distanza dal passato. Il centrodestra, invece, da tempo ha costruito dal basso un’alternativa seria e credibile che parte dal contributo civico di Catello Maresca e viene sostenuto da partiti ed altri soggetti radicati nel territorio. È questa la differenza, è questa la novità. I cittadini non verranno ingannati ancora una volta. E il contributo che la Lega sta dando è innanzitutto quello di costruire una squadra di candidati capaci di rispondere alle istanze delle categorie produttive, dei più deboli, di chi ha sofferto i gravi danni economici della pandemia. Abbiamo i piedi ben piantati per terra e grandi idee per lo sviluppo della città. Noi siamo aperti all’esterno, le sinistre vogliono conservare la loro poltrona e faranno di tutto per trovare accordi e accordicchi. Non è un caso se, giusto un anno fa, avevamo lanciato l’allarme. La decisione del Movimento Cinquestelle di stringere alleanze con il Pd alle comunali faceva sorgere sospetti sulle regionali in Campania dove pure si sono presentati in autonomia e competizione: finsero di litigare mentre invece di fatto lavoravano alla spartizione delle poltrone in Consiglio. “Un patto nascosto ai cittadini da parte di chi è capace ormai di rinnegare qualsiasi principio o posizione”, lo definimmo. Il tempo ci ha dato ragione.