La tragedia degli immigrati e le “strane” accuse al ministro
Gentile Direttore, questa volta non si può non parlare della grande tragedia avvenuta nel mare vicino Crotone dove 60 naufraghi, dei 200 stipati sul solito battello fragilissimo di scafisti senza scrupolo, hanno trovato la morte annegati ad appena un centinaio di metri dalla riva. Purtroppo, come avviene da sempre nel nostro Paese, da quando il cosiddetto fenomeno immigratorio incontrollato si è espanso a dismisura, la pietà iniziale alla vista di quei poveri cadaveri riversi sulla riva e, soprattutto bambini, con ancora qualche peluche tra le mani, ha preso il posto alle inevitabili polemiche su che cosa si poteva fare per salvare quei disperati fuggiti dalle guerre e dalla fame, e non è stato fatto. Ovviamente, il tamtam delle accuse, nemmeno troppo velate, è iniziato nei talk-show televisivi dei vari salotti occupati da giornalisti/e di chiaro orientamento della mai sopita nostalgia della sinistra-chic. È dall’inizio di questo Governo che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, tra l’altro un “esterno” e mai politicamente schierato, ottimo prefetto della Capitale sul quale tutti giuravano per la sua competenza, viene messo nel tritacarne dei giornali sempre di orientamento di opposizione e, soprattutto, nelle trasmissioni televisive dove i conduttori-trici non ancora hanno digerito la sconfitta elettorale grillino-pieddina. Ed ecco che Piantedosi diventa improvvisamente un “fascista” (termine con il quale si liquida ogni avversario politico), un “incompetente”; il “braccio armato” a turo di Salvini o della stessa Meloni; quasi l’“Orban” della situazione, se non peggio. Le sue parole vengo vivisezionate; ogni espressione che esce dalla sua bocca verificata nel contenuto del vocabolario “Treccani”; ogni gesto oggetto di interpretazione dello stato d’animo, ovviamente sempre sul negativo; finanche l’espressione naturale del viso, sempre serio e composto, a qualche giornalista appare truce, tipo quasi “Kapò” di hitleriana memoria. Ed allora, prima la levata di scudi sull’espressione “carico residuale”, locuzione adoperata dal ministro a Milano a proposito delle persone a cui non è concesso scendere dalle navi Ong, e poi, l’altra espressione “sbarco selettivo”, usata per definire in concreto la divisione all’interno delle imbarcazioni delle ong entrate nelle acque territoriali italiane, distinguendo i migranti tra quelli in cattive condizioni psico-fisiche e quelli in grado di riprendere il mare per raggiungere l’approdo in un porto della Nazione la cui bandiera batte. A nulla è valsa la spiegazione, figlia del “burocratese” che ha accompagnato nella sua prestigiosa carriera di servitore dello Stato, l’attuale ministro dell’Interno: “carico residuo” non riferito alla “merce umana”, ma alla responsabilità delle loro vite e condizioni. Per la tragedia di Crotone, poi, non v’è trasmissione di intrattenimento televisivo che non faccia “trasparire” la responsabilità, addirittura dolosa, secondo alcuni, del ministro degli Interno, quasi avesse “voluto” quella tragedia. Ed ecco interviste a gogò alla ricerca di chi più ha da caricare, come le gravi accuse di un medico in pensione della stessa Polizia di Stato, guarda caso candidato nella sinistra di Frantoianni; applausi negli studi televisivi da un pubblico che è lì invitato e, quindi, selezionato come lo si vuole. Nessuno che parla di una tragedia consumatasi a 100 metri dalla costa, dove nessuna nave può ormeggiare o navigare perché si incaglierebbe su qualche scoglio o nell’arena stessa; nessuno che si fa scrupolo di vedere le condizioni in cui versano i centri di accoglienza di Pantelleria, della Sicilia in genere o della Calabria. Anche il destinare alcune navi in altri porti meno intasati è stato ferocemente criticato, perché si costringeva l’immigrato a rimanere sulla nave un giorno in più! Io non voglio essere un “difensore d’ufficio” dell’ex prefetto di Roma, buono solo quando toglieva tante castagne dal fuoco dell’ex sindaco Raggi. Non ha certamente bisogno del mio modesto sostegno morale: mi dispiace solo che il suo impatto in un delicatissimo incarico politico si sia scontrato con il suo secco ed asciutto linguaggio burocratico, di cui una sbandata opposizione ha subito profittato per dargli addosso. Ritengo, invece, che, piuttosto dell’esegesi di alcune frasi da lui pronunciate, tutte le forze politiche si debbano muovere almeno una volta all’unisono, per premere sulle riottose Nazioni dell’Ue, loro sì vere responsabili morali di queste tragedie, dal momento che , al di là delle belle parole ed espressioni di solidarietà, all’Italia, diventata primo approdo di sbarco dell’esodo in massa di questi disgraziati popoli, vi sia una politica comune di disciplina e regolamentazione dell’immigrazione. Come è stato giustamente detto, se cede l’Italia, cede e cade tutta l’Europa! E se adesso contiamo poco nello scacchiere internazionale ogni singola Nazione europea, fosse pure la “mitica“ Germania, sarà considerata, a turno, Colonia, dei tre “imperi” menzionati.