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La visita di Francesco sempre più sorprendente

Opinionista: 

Ci sono dei momenti nella vita di un Paese, di un popolo, di una città, in cui i sentimenti collettivi trovano una straordinaria condivisione, in vista di un evento, che richiama tutti a riflettere, al di là delle differenti posizioni, politiche, ideologiche, confessionali e culturali. Napoli sta vivendo proprio uno di questi momenti in attesa di Papa Francesco. Non siamo noi a dirlo ma è la diffusa, crescente interesse per questo incontro, da subito avvertito e che sta trovando in una serie di iniziative la conferma più concreta e accorata. Mai tanta così intensa partecipazione ha caratterizzato la visita di un pontefice già dal suo annuncio, segno dell’intima necessità, che ciascuno, ad ogni livello e senza alcuna distinzione di ceto e di censo, sente della importanza di una parola di verità, di chiarezza, di giustizia, di stimolo e di incoraggiante speranza, in un passaggio cruciale e decisivo del nostro Paese, in particolare della nostra città. Viviamo da anni le conseguenze di una crisi mondiale, che ha avuto effetti penalizzanti in aree di economia solida, facile immaginare di quali gravità e vastità a Napoli e dintorni, già strutturalmente deboli. Non bisogna dimenticare che il nostro territorio paga ancora lo scotto delle dismissioni degli anni Ottanta, quando si persero decine di migliaia di posti di lavoro in industrie di primo piano, non compensati da riconversioni giuste e da quella che viene chiamata “economia del ripristino”, consistente nel rivitalizzare le aree abbandonate e “dismesse”. Questa visita giunge nel momento più giusto, in cui gli spiragli di una ripresa internazionale, addirittura europea, dando fondate speranze di poter uscire da un lungo e tormentato tunnel , impongono a tutti una volontà costruttiva per risollevare le sorti di comunità, di aree maggiormente colpite. Un Papa non dà posti di lavoro ma parlando alle coscienze degli individui - siano essi classe dirigente o classe diretta - con l’autorità morale spirituale del suo apostolato, può esser decisivo nel far cadere i muri dell’egoismo, della insaziabilità, della intransigenza e del radicalismo. In tal senso fanno ben sperare le migliaia di lettere inviate al Papa dai napoletani, da gente che conta e da gente che non ha nulla, in cui si manifesta in modo molto netto una disponibilità a capire, a confrontarsi e a dialogare. Un fatto sorprendente. Va da sè che questo evidente fervore suscitato da Papa Francesco contano molto, e tanto, le parole delle istituzioni locali e nazionali, nelle quali vogliamo trovare accenti di certezze per una città, che avrà anche le sue responsabilità su ciò che si poteva fare e non è stato fatto, ma che merita nuova attenzione. Il fatto che Papa Francesco abbia deciso di dare comunicazione al mondo della indizione dell’Anno Santo una settimana prima della vista a Napoli, conferisce a questo incontro una tribuna di notevole rilevanza per le attese della nostra gente e gli impegni delle istituzioni. È importante che tale passaggio sia seriamente capito. Il cardinale Crescenzio Sepe con “i giubilei dei quartieri” lo ha sempre auspicato.