Le chiavi di lettura dello stop di Caldoro
Ci sono numerose chiavi di lettura dietro la sconfitta del centrodestra e di Stefano Caldoro. E l’onestà intellettuale del governatore uscente ha provato a interpretarne, ieri, qualcuna. La virata dell’Udc verso De Luca è uno dei temi centrali del dibattito poste elettorale. Un rapporto che il centrodestra non doveva perdere, a nessun costo, a costo di lasciare per strada quei transfughi che affermavano, banalmente, di aver trasferito sulle loro posizioni tutti i livelli locali. La risposta è qui, sotto i nostri occhi. Udc al 2,31% su base regionale, una percentuale che, spalmata nella coalizione di Caldoro, gli avrebbe consentito un comodo successo. Non bisognava lasciare a De Mita alcun alibi politico. Si è preferito sposare piccole, modeste posizioni personali ed è stata una scelta disastrosa. Non so, in questo contesto complessivo, quanto abbiano inciso gli strali della Commissione Antimafia e la contrapposizione dei cosiddetti “cosentiniani”. Si ha, per molti versi, la sensazione che il j’ accuse della Bindi abbia potenziato gli astensionisti e, al limite, eroso, e certamente non esaltato, le percentuali di De Luca. Mentre il peso dell’area politica legata all’ex segretario regionale del Pdl mi sembra, al momento, assolutamente irrilevante. Ma la sconfitta di Caldoro, dicevamo, ha cento chiavi di lettura. Innanzitutto, in questi anni, il governatore ha dovuto affrontare, spesso da solo, problemi esplosivi. Modesto il contributo della sua Giunta, fatta, in gran parte, di ottime persone senza però alcun profilo politico. Le difficoltà in settori strategici quali i trasporti, la pubblica istruzione, il turismo hanno costretto spesso Caldoro ad esporsi al di là del proprio ruolo. E, accanto a questo, lo sfarinarsi di Forza Italia (scesa intorno al 18%), il difficile rapporto con Area Popolare, le elezioni di un solo giorno (che hanno ridotto, a Napoli, l’affluenza alla voragine di un 40%), la decisiva partita del Napoli al San Paolo che ha, automaticamente, chiuso le urne alle 20,30. Vince Vincenzo De Luca perché è il frutto del cambiamento, perché ha preparato da due anni la sua campagna elettorale, perché ha trovato a Salerno un’autostrada (110mila voti di differenza ) sulla quale costruire il suo successo. Ma c’è un dato che fa riflettere meglio di ogni altro. Sommando chi si è astenuto dal voto (49%), il risultato dei 5Stelle (oltre il 17 %), le bianche e le nulle, l’area del dissenso in Campania sfiora, ormai il 70 %. Un fenomeno preoccupante, in una terra banalmente etichettata come figlia del clientelismo. Il chiaro segnale di un’irreversibile frattura tra cittadinanza e mondo delle istituzioni.