Le elezioni regionali di questo mese
Cari amici lettori, ho molto esitato prima di affrontare l‘argomento delle elezioni regionali. La mia formazione culturale mi trattiene dall’attribuire eccessiva importanza ai “ludi cartacei”, anche perché non mi ha mai sfiorato l’idea di parteciparvi di persona. In questi ultimi mesi, però, l’argomento è diventato addirittura virale e mi sembra, perciò, opportuno svolgere alcune considerazioni, seppure fuori del coro (anzi, dei cori, poiché i media ultimamente somigliano a quelle opere musicali, specialmente di musica sacra, che prevedono l’impiego di due cori, spesso contrapposti, altre volte riuniti). Il primo rilievo è l’evidente diversità fra l’enorme risonanza mediatica del voto emiliano e il quasi totale silenzio su quello calabrese. Qualcuno potrebbe pensare che ciò dipenda dal maggior numero di elettori cispadani rispetto a quelli del lato continentale dello Stretto, qualche altro che il Nord conta qualcosa e il Sud non conta niente. No, io credo che tutti considerino scontato, e quindi poco interessante, l’esito dello scontro calabro, mentre apertissimo è il duello nella regione che fu culla del fascismo e del comunismo doc e che è stata, fin dalla nascita dell’ordinamento regionale, indiscusso feudo della sinistra. Così, mentre l’interesse per i risultati nella punta dello stivale è puramente locale, quelli della bassa di don Camillo e Peppone sembrano contare per davvero, determinando l’angosciata apprensione del mondo di sinistra e le entusiastiche aspettative di quello di destra. Il secondo punto interessante è la rilevanza del voto emiliano-romagnolo sul governo dell’Italia. I due cori, in proposito, sono assolutamente contrapposti. Salvini, Meloni e Berlusconi, auspicando la vittoria della Bergonzoni, ne prospettano come conseguenza l’immediata caduta del Governo Conte e la rapida indizione delle elezioni politiche. Zingaretti, Renzi e Fico giurano sulla riconferma di Bonaccini e Conte, più di Di Maio e degli altri leader governativi, esclude ogni rilevanza del voto sulla sopravvivenza del Governo. La mia personalissima opinione è che il Governo sopravvivrà in qualche modo (non so per quanto tempo) all’eventuale caduta della fortezza emiliana. Il Giano bifronte Giuseppi ha entrambe le facce incredibilmente toste, una di basalto e l’altra di piperno: non si rassegnerà facilmente. Renzi e Zingaretti non accetteranno di lasciare le leve del potere prima di aver piazzato i propri vassalli su ogni possibile poltrona. Mi auguro, ovviamente, di sbagliare. Non sarà mai troppo presto perché questa caricatura di Governo sgombri la stanza dei bottoni e consenta al popolo sovrano di riprendere possesso del proprio destino. L’eventuale vittoria della Bergonzoni non sarà, in ogni caso, priva di rilevanza. Un nuovo e diverso governo regionale smetterà di coprire, proteggere e finanziare i furti di bambini. La vergogna, che ultimamente prende nome da Bibbiano, deve finire. Io sono preso dallo sgomento quando constato, consultando i media non ancora imbavagliati, che le indegne sottrazioni dei bambini di famiglie non abbienti al focolare domestico continuano, mentre le commissioni di Bonaccini proclamano che “tutto va ben”! L’unica possibilità, per le famiglie di poveracci dell’Emilia-Romagna, che qualcosa cambi è nella vittoria della candidata opposta all’attuale sistema. Sembra incredibile che, nella regione che fu di don Camillo ma anche del cardinale Biffi, le maggiori autorità della chiesa cattolica si siano schierate per la riconferma del governo uscente. Ma si sa, purtroppo, che l’attuale curia romana non si oppone più alla dissoluzione della famiglia naturale e a tante altre cose condannate da Gesù Cristo. Consola, d’altra parte, che altre campagne della sinistra sostenute dalla curia romana non abbiano fatto presa sulla realtà. Usa e Gran Bretagna, ma anche Ungheria, Polonia, Slovenia e via dicendo, hanno risposto picche alle campagne dei rossi e dei bianchi. La gente, ormai, ha capito che la sinistra dei salotti radical chic non crede più a Carlo Marx e la chiesa dell’accoglienza non ricorda più bene i messaggi di Gesù Cristo. Il mio augurio, allora, è che anche stavolta facciano, come si dice a Napoli, ‘a fine d’e gguardie règge.