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Le lacrime di Grasso e il rancore per Renzi

Opinionista: 

Ragioniamo: a sinistra del Pd nasce “Liberi ed uguali”. A sinistra. Renzi parla di “Cosa Rossa”, approdo sicuro per certi comunisti antichi, Bersani-D’Alema-Bassolino, che dicono di trovarsi a loro agio. A casa, finalmente. Ma intanto la scenografia dell’assemblea di domenica scorsa presenta pochissimo “rosso”. I comunisti di cui sopra sono in seconda e settima fila. E per rassicurare gli italiani “incoronano” come loro leader un magistrato, al secolo Pietro Grasso. Intanto, i giovani, “guidati” da Roberto Speranza, si affannano a far sapere che presenteranno loro candidati in tutti i collegi, sostanzialmente per marcare il Pd e far perdere a Renzi un po’ di collegi. In questo partito “di sinistra”, nel quale spiccano i vecchi rifondaroli come Vendola e Fratoianni e gli eternamente sofferenti Fassino e Civati, salvo una timida citazione gramsciana, hanno pensato bene di tenere alla larga addirittura i vecchi canti della sinistra, da Bandiera rossa all’Internazionale e perfino “Bella ciao”. L’unica emozione: le lacrime di Grasso. A parte le questioni di stile di quest’ultimo, bellamente ignorate dai puristi fra i commentatori politici, quelli che sono stati capaci di “resuscitare” il fu Cavaliere, mi domando: ma quale momento della storia, personale e politica, di Grasso, ha un se pur minimo tratto “di sinistra”?! E poi il “nome”. “Liberi ed uguali”. Mi vien da dire “liberi da se stessi ed uguali a se stessi”. Nell’esposizione programmatica delle ragioni di questa nuova formazione politica neppure un accenno a quale proposta concreta si possa riferire l’obiettivo di raggiungere l’uguaglianza. Neppure un modesto riferimento a come si possano coniugare uguaglianza e giustizia sociale. E come si possa avviare, da sinistra, una pur minima, diversa redistribuzione del reddito. Neppure, che dico?!, un monito ai vari Marchionne, in marcia di allontanamento da Renzi, (non il solo!), di venire a pagare le tasse in Italia, nel Paese che pure, nel tempo, ha favorito in tutti i modi “Casa Fiat”. Mi auguro di vivere abbastanza, basta solo qualche anno, per poter osservare, quando Matteo Renzi subirà la prossima sconfitta, quale fine farà questo partito ed il suo leader improbabile: si frantumerà, perché il collante che lo tiene unito, l’odio ed il rancore per Renzi, sarà venuto meno quando Renzi sarà scomparso. Si godranno D’Alema e soci, un governo di unità nazionale, con il redivivo Cavaliere in veste di regista o un governo a 5 Stelle con Luigi di Maio, fresco di Cernobbio e di City, a rassicurare gli italiani benpensanti e l’alta finanza. Anche con i 5 Stelle al governo niente cambierà. GLI EX LEADER. Eutanasia di due leader o aspiranti tali. Pisapia ed Alfano hanno rinunciato a presentarsi alle elezioni e, quindi, a guidare liste alleate al Pd. Tutti fotografano questa incapacità del Pd di formare coalizioni. Molti scappano. Molti altri si interrogano sulle ragioni arcane che hanno indotto Renzi ad approntare, anzi, a determinare addirittura il nome di questa riforma elettorale, che si fonda sulla capacità dio dare vita a coalizioni. Poteva bastare la… ragione di colpire con questo sistema il Movimento Cinque Stelle? Intanto, sempre per fotografare, la coalizione di centrodestra, pur divisa su tempi fondamentali, non si frantuma a differenza di quanto accade per lo schieramento possibile di Centro sinistra. Il fu Cavaliere con i suoi alleati si accinge a fare man bassa di seggi nei collegi uninominali. E dopo si vedrà. Eppure sono convinto che Renzi di questi “abbandoni” non soffra troppo. Per ora è convinto di poter “contare” almeno sul 41% preso al referendum, che da tempo si è intestato per intero. Sono convinto anch’io, per quanto possa contare la mia opinione, che un’alleanza possibile tra il Pd e “Liberi ed Uguali” non avrebbe sortito il risultato di una sommatoria esatta tra le presunte rappresentanze delle due forze in campo. Troppa acqua è passata sotto i ponti, tra rancori ed ambizioni deluse. Quelli che sono contro Renzi mai avrebbero votato per un partito che fosse alleato di Renzi. “Liberi ed uguali” prenderà voti che non sarebbero andati al Pd, almeno nella grande parte. Il resto è affidato alle alchimie dei numeri e alle capacità di consenso dei singoli candidati. Comunque, in tempo di social, la capacità di traino delle “appartenenze” sarà molto attenuata. Molto sarà deciso individualmente. E sento già in molti la efficacia della eterna promessa di Berlusconi, tra le tante: quella di aumentare le pensioni minime. Pochi si domandano, a parte la giustezza delle aspettative se ci sono le risorse sufficienti, a meno che non si pensi ad una gigantesca perequazione, che non può certamente venire dal centrodestra.