L’inarrestabile declino del liceo classico
Gentile Direttore, il 31 gennaio scade il termine per la iscrizione dei nostri giovani studenti delle Scuole Medie Inferiori e Superiori negli Istituti Scolastici che sceglieranno. Quelli che devono ancora completare gli studi nelle rispettive classi intermedie non hanno grossi problemi, perché si presume la prosecuzione dell’indirizzo già intrapreso. Rimane, invece, un grosso problema per chi dalla scuola media inferiore deve affrontare studi molto diversi tra loro, a seconda dell’indirizzo scelto. Il Miur (Ministero dell’Istruzione) si è premurato di pubblicare una ricerca fatta tra le migliaia di studenti che nel decorso anno hanno scelto un indirizzo scolastico diversificato, ricerca arricchita anche da un sondaggio sulle materie preferite. Si scopre, così, che chi sceglie il liceo preferisce di gran lunga quello ad indirizzo scientifico, piuttosto che classico; chi vuole un diploma “finito“, come si suol dire, va, invece, al tecnico o al professionale; e, sorpresa, sta avanzando molto il cosiddetto liceo delle scienze umane, che pare offra più opzioni. Il vecchio, una volta tanto ambito, liceo classico sembra ormai in inarrestabile declino. Premetto subito, per onestà intellettuale, che le mie osservazioni a tal proposito sono “ ldi parte”, avendo frequentato proprio il Classico ed avendo approfondito i miei studi universitari di giurisprudenza, attingendo a piene mani ai “classici romani” che hanno contribuito non poco alla civiltà in genere ed a quella giuridica di cui ancora oggi dovremmo essere fieri. Per di più, sento il peso di aver consigliato al mio primo nipote che porta il mio stesso nome di iscriversi al Classico in uno dei Licei più “duri e formativi”, qual è il Vittorio Emanuele-Garibaldi. Oggi Francesco jr. è al traguardo della licenza liceale, che lo vedrà impegnato al traguardo della “maturità” tra giugno e luglio. Mi conforta la constatazione che gli studi affrontati sono stati ben ripagati e mai un ripensamento ha sfiorato la mente del giovane nipote. Fatta questa piccola digressione di carattere personale, mi preme di affermare alcuni principi, che ai più sfuggono, o per insufficiente approfondimento, o per una quasi acclarata presunta verità. È vero che un diploma già autosufficiente (“finito”, come si dice) apre le porte ad una possibile occupazione; è altrettanto vero che i diplomi delle scuole professionali sono quelli più richiesti dal mercato, per cui sia il liceo scientifico sia quello classico hanno bisogno di un completamento di studi universitari, e, quindi, un’occupazione sarà possibile solo dopo la fine, ed anche oltre, del cursus studiorum intrapreso, ma al censimento ed indirizzo forniti dal Miur manca un dato fondamentale: la qualità delle professioni intraprese con i rispettivi sbocchi promozionali e la “concorrenza” di un mondo globalizzato, dove la conoscenza, la capacità di apprendimento, la rapidità di discernimento sono le qualità più richieste dal mercato del lavoro in continua evoluzione. E qui, mi si consenta una ulteriore riflessione sugli studi liceali. Non a caso, ancora oggi, il pur validissimo liceo scientifico apre quasi tutte le porte delle facoltà universitarie, tranne quelle letterarie; il classico, invece, dà accesso a tutte indiscriminatamente. E non a caso. Proprio per non essere di parte, mi piace arricchire questa riflessione con quanto hanno risposto studenti liceali classici alla domanda se si pentivano del maggior gravame di studio. Cito tra i tanti i commenti di giovani e meno giovani, già inseriti nel mondo delle professioni: 1) Il Classico ti fa compiere un viaggio nel passato, che ti svela chi sei nel profondo di oggi. 2) Abbiamo bisogno di cittadini che pensano, abbiamo bisogno di sapere da dove veniamo per capire dove stiamo andando. 3) Abbiamo bisogno di contrastare questa Società del Nulla , volutamente acritica, perché un cittadino acritico è piu facile da sottomettere. Per lo più, come dicevo, Sono ragazzi di 15-17 anni. Diamogli almeno una speranza, e non liquidiamo il Greco e il Latino come lingue inutili, perché “lingue morte“: oggi nella cosiddetta “massa anonima“ sembra essere morta la capacità di esprimere anche un semplice pensiero, se non si va su “google” ad ispirarsi! È dovuto intervenire il ministro della Istruzione e del Merito con una circolare inviata a tutte le scuole per vietare l’uso dei telefonini o altri aggeggi similari in classe. Ci si è accorti, finalmente, che i nostri ragazzi della futura società stanno crescendo senza un’autonoma e originale idea, senza spirito critico, senza ispirazione, senza la personalità creativa tipica della mente umana. Una volta c’era da fare un grande sforzo per elaborare un tema, o analizzare un testo; immancabile, poi, l’errore da segnare in rosso o in blu. Oggi c’è Google, Wikipedia, o altri mezzi di comunicazione di massa. Indispensabili ed utilissimi per mettere in contatto in tempi rapidi le persone, per conoscere altre civiltà, altri popoli; per concludere affari, mediazioni, contratti a distanza di migliaia di chilometri. Mai, però, sostitutivi del vero sapere, appreso attraverso studi severi, e men che mai sostitutivi di un ragionamento compiuto. Se, poi, a tutto questo aggiungiamo che da noi, al Sud ed in Campania in particolare, l’evasione scolastica, anche nella scuola dell’obbligo, è di circa il 15%, allora ci si rende conto che in gioco non è la disquisizione se va ancora bene il Latino e il Greco nei licei, ma la stessa struttura del futuro di una classe dirigente, con l’ago della bussola orientato inevitabilmente sempre verso il Nord! Riflettiamo bene!