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L’irresponsabiltà della dirigenza politica

Opinionista: 

Il coinvolgimento dei cittadini nella scelta dei candidati da presentare alle competizioni elettorali è com’è noto istituto di grande spessore democratico. Ne segue che richiede una comunità fortemente avvertita dei propri interessi, adusata ad occuparsene seriamente, impegnata quotidianamente nel controllo del bene comune. Insomma, è necessario ci sia un elettorato responsabile, vigile e pronto al controllo diffuso, formatosi in un contesto di democrazia avanzata, nel quale lo spazio pubblico è da ciascuno custodito più e meglio di quello privato. È richiesto, per queste forme avanzate di partecipazione, un elettorato interessato non soltanto al rapporto con il potere ma anche a che il potere sia gestito nel migliore dei modi, da personale all’altezza della propria funzione. Quanto è accaduto – per la seconda volta consecutiva – a Napoli era dall’inizio assolutamente scontato succedesse. Le aree della città in cui sono stati documentati i più penosi episodi sono notoriamente territorio di nessuno. Vale a dire luoghi in cui – tutti lo sanno bene – lo Stato è normalmente assente e l’ordine s’organizza intorno a poteri ed interessi che con la legge hanno contatti poco amichevoli. Sono luoghi in cui è già necessaria una dose elevata di convenzione per credere che le elezioni – quelle ufficiali, svolte sotto il controllo delle forze dell’ordine, magistratura e schiere di scrutatori e presidenti di seggio – diano esiti genuini: cioè che quanto si legge nelle schede corrisponda davvero alla mitica volontà dell’elettore. Sono luoghi in cui il senso della democrazia ancora dev’essere conosciuto ed il rapporto con il potere pubblico – da chicchessia impersonato – esiste, quando esiste, al massimo come relazione di scambio o senso di dipendenza. Sono luoghi in cui le necessità del quotidiano, o forse sarebbe meglio dire le esigenze della sopravvivenza, assorbono per intero la relazione dell’individuo con l’ambiente, escludendo ogn’altra aspirazione come inarrivabile lusso. Chiunque abbia uso di ragione non ha mai creduto che possano lì esserci schiere di elettori attratti da urne (a pagamento) allestite per scegliere il candidato al comune di Napoli, tra Bassolino o Valente, tra Marfella e Sarracino: di almeno tre di questi quattro signori è assai probabile nemmeno fosse conosciuta l’esistenza in vita. Crederà piuttosto, quel ragionevole esemplare umano, che da quelle parti non si sa neanche di qual compito le primarie siano incaricate, né tampoco che si stiano svolgendo e tanto meno penserà che possa esserci qualcuno interessato ad esprimere la propria preferenzaper l’onorevole Valente o il giovane Sarracino. In quei quartieri, dicevo, il rapporto con il potere è tutt’altro che raffinato; al potere pubblico al più si chiede e dal potere pubblico o si dipende in condizioni di soggezione o lo si sostituisce con altre forme di organizzazione. Che è poi la cronaca degli avvenimenti: dato che – a quanto è stato possibile vedere – i voti sono stati tutt’altro che spontanea espressione d’impegno civile e politico. Il vero è che, ancora una volta, l’irresponsabilità della dirigenza politica nazionale e locale, per risolvere le proprie interne incapacità, non ha esitato, cinicamente ad esporre la credibilità democratica ad un ulteriore, gravissimo danno: mettere tanto icasticamente in vista sulla scena clientele, mercimoni e capibastone e consimili miserie non farà altro che approfondire il distacco dagli istituti della democrazia, anche da parte di chi ancora qualche credito le ha riservato ed aspirazioni a parteciparvi ha mantenuto. Non solo. Ma tutto ciò alimenta a piene mani, se mai ve ne fosse ancora bisogno, quella retorica sul degrado del Mezzogiorno e della sua storica capitale, che è stato e sarà una tra le principali giustificazioni morali per chi sulle irrimediabili disgrazie del sud ha costruito la propria fortuna. Ma quelle disgrazie sono tutt’altro che piovute dal cielo o irrimediabili, bensì il prodotto di risalenti scelte, perpetuate da continue, vergognose strumentalizzazioni ed indicibili contrattazioni da parte d’una dirigenza politica che su di esse ha costruito e costruisce le proprie poco desiderabili fortune.