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M5s, il “Conte del Grillo” e l’apprendista stregone

Opinionista: 

Si ha voglia di raccontare che giovedì sera è nato il neoM5S “da futuro radioso e da” sorti magnifiche e progressive”, grazie alla eccelsa elaborazione dell’Elevato Grillo e del “Conte del Grillo”, sua espressione, quale neo-leader del Movimento per un disperato tentativo di recupero dei consensi perduti dopo l“exploit” del marzo 2018 . Qui ci sono soltanto “nei”. Le novità le vedono solo compiacenti indulgenze mediatiche e le “volpi” alleate, che lusingano le prede scelte, come quelle favolistiche di Esopo o Fedro, per farne poi un sol boccone. La realtà è altra, molto triste da addobbi mistificatori, che quelli che anni fa li detestavano con canzonatori girotondi, oggi vi fanno ricorso per tirare a campare. Ma quale neo-Movimento d’Egitto e recuperi! Quando maturano seri propositi di cambiamento, per essere credibili, indipendentemente da ciò che dicono, devono nascere da dibattiti chiarificatori, confronti veri, campagne di ascolto nel segno della trasparenza. Dov’è la piattaforma Rousseau fatta? Che fine ha fatto l’oracolo intoccabile dei trionfi populisti? Contemporaneamente agli annunci, doveva esserci una contestuale dotazione di fonti, riferimenti, su cui possono studiarsi, approfondire le ragioni per respingere o condividere percorsi comuni, intrecciare alleanze, poter dialogare correttamente secondo i principi più elementari della democrazia: insomma avere una identità. Per quanto risulta giovedì sera nella mesta prolusione di Conte non si è colta nemmeno una traccia di progetto del neo Movimento. C’è stato invece un atto unico di una brutta commedia, orchestrata per far accreditare una certa idea di un Movimento più maturo, più pensoso e responsabile. In realtà fa paura, anche se non si dà a vedere, lo snaturamento dei Cinquestelle avvenuto appena entrato nel palazzo subito a caccia di poltrone, di quel potere: demoniaco, se sono altri ad averlo, angelico se invece è gestito dai grillini. E questo il nodo più spinoso con cui bisogna fare i conti: non si può pensare di cancellarlo come se fosse un pesce d’aprile disegnato su una lavagna. In tre anni di legislatura la corsa alle poltrone è stata la madre di tutte le battaglie, mentre quelle più importanti e decisive si sono lasciate marcire. Ora tornate in agenda grazie al presidente Draghi, che parla poco e agisce molto. C’era una strada onesta per tentare una svolta, stava nel riconoscere i tanti errori commessi e che il motivo di tante sbandate è dipeso dall’inesperienza di un Movimento giovane, di “miracolati”, ma è mancato questo coraggio. Al punto in cui siamo, la situazione è davvero paradossale per non dire altro. Oggi abbiamo come “salvatore” dei Cinquestelle, il professor Conte , colui che ha “snaturato” il Movimento, costringendolo a compromessi continui attraverso la magia di una parola con la quale ha fatto ingoiare palate di rospi ai Cinquestelle, pur di restare a galla. Per ironia della sorte, un “neo- leader del neo-Movimento, anche lui da “salvo intesa”, essendo questa storia al centro di probabili strascichi giudiziari, ancora molto confusa. Come appare lo stesso “Conte del Grillo”, che ha coniato un motto “non rinnegare”, tale e quale a quello del primo congresso del Msi nel giugno del 1948 e ha fatto anche un autogol, annunciando che il M5S va rifondato e non sarà un restyling. Che evoca una locuzione medievale “Excutatio non petita , accusatio manifesta” attribuita a San Girolamo, in soldoni “ una scusa non richiesta, accusa” .Ma c’è da ricordare un fondatore, affondatore del M5S, cioè Grillo, ormai un “apprendista stregone” -lo spiega il vocabolario – chi applica metodi e tecniche, che non è in grado di padroneggiare, con il rischio di provocare danni irreversibili per la comunità”.