È mancata a Napoli la “buona politica”
Finalmente comincia a muoversi qualcosa per fronteggiare nei week- end la “movida selvaggia”, una marea umana composita, che si insinua nei cento fiordi urbani, di vicoli e piazzette, con frequenti, micidiali ondate anomale, fuori di metafora, raid corsari e criminali. Nell’attesa di verificare se i primi dispositivi - in vigore da venerdì sera - siano quelli giusti, riteniamo che in una città come Napoli, questa lotta debba partire però da più approfondite analisi. Qualche anno fa, l’ex procuratore capo Giandomenico Lepore, colui che diede la spallata fatale al clan dei Casalesi, disegnando il quadro delle problematicità endemiche di Napoli metropolitana e dei suoi radicali correttivi, disse: «La camorra resta ancora indiscussa padrona degli affari: essa non ha un vertice unico, una cupola, ma è frammentata in vari clan, ciascuno dei quali controlla il proprio territorio». E aggiunse: «In Campania ne sono attivi 109, di cui 90 a Napoli e in provincia, anche se certi luoghi comuni sono duri a morire a causa della spettacolarizzazione dei fenomeni malavitosi, sono stati smantellati molti mercati di droga, recisi i contatti più pericolosi: adesso spetta alla buona politica, la vera bonifica, che può aversi solo creando opportunità di lavoro e luoghi di socializzazione». Appunto! Siamo certi oggi che il monito conclusivo dell’ex procuratore sia stato recepito con atti consequenziari? Ecco il punto dolente su cui bisogna interrogarsi, per cercare di capire perché si è ostaggi di bande di delinquenti, pistoleri e accoltellatori. Noi comprendiamo il disagio enorme, che prova il sindaco di Napoli, di fronte a scenari al centro di giudizi severi nel Paese e che mai avrebbe immaginato di dover affrontare. Ci mancherebbe che non gli fosse riconosciuta tale sensibilità. Tutto, però, può accampare, tranne dire, come ha fatto, quasi da lavarsene le mani, con un inopportuno linguaggio peritale: “La scena del crimine attiene alla polizia”. Eh, no! La verità amara è che a Napoli è mancata la buona politica: una vera bonifica sociale. Da anni non si creano condizioni di uno sviluppo trainante, capace di includere le fasce più deboli e vulnerabili in progettualità destinate a garantire un futuro sicuro, a risollevare la collettività. Quante le occasioni sprecate di creare lavoro per incapacità operative e per insulse impuntature! È un elenco da far rabbrividire. Tutto è ristagnato in una retorica avvilente, lasciando credere che si potesse uscire da disagi storici con esorcismi dialettici, affrancanti “pozioni” di anarchia: roba da apprendisti stregoni, buona a imbonire i gonzi non a tradursi in traguardi edificanti. Dov’è la capillare rete di videosorveglianza, promessa dai tempi di Bassolino, per intenderci, dal G7 del luglio 1994? A Napoli si è dormito troppo, facendo apparire che si fosse svegli. E oggi non c’è disprezzo peggiore per chi cerca di riversare su altri le proprie esclusive colpe. Anzi in un quadro cosi preoccupante, sentire l’ultimissima sortita di De Magistris, che scambia una mobilitazione seria, concreta e preoccupata per “militarizzazione” fa cadere le braccia.