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Mercadante, bisogna sottrarre la cultura al gioco dei partiti

Opinionista: 

La cultura è un diritto inalienabile dell’uomo. E costituisce una fonte essenziale di introiti, indissolubilmente legati alla crescita educativa e non solo meramente merceologica. La gestione delle politiche culturali, così come la valorizzazione di ciascun gesto artistico (quando sono accorte e mirate) non si limitano ad arricchire i forzieri dei ragionieri, vanno oltre: abbeverano e rinsaldano le radici di un popolo, perché possa continuare a fiorire l’albero del futuro. Ecco perché il teatro Nazionale Mercadante, unico nel Mezzogiorno d’Italia, è un bene intangibile che va sottratto al gioco, spesso fallimentare, dei partiti. Un patrimonio inestimabile che nessuno dovrebbe immaginare di sfiorare. Neppure le più villiche fra le sterili polemiche politiche, osate in queste ore per avvizzire la città. Paradossalmente, proprio allorquando Napoli è tornata prepotentemente sotto i riflettori della comunicazione internazionale, con vicoli e strade ricolmi di turisti, fatalmente attratti dal patrimonio di mille e variegate dottrine, motore oliato di un popolo che trascina secoli di storia, la più diversa. Per questo le scelte pirotecniche del governatore De Luca stanno spezzando il fiato agli operatori buoni della città. Accade che, volendo utilizzare un eufemismo, De Luca decida - motu proprio - che i fondi da destinare al Teatro Nazionale Mercadante vadano finanziati con diversa oculatezza. Ipso facto, il governatore taglia 2 milioni di sovvenzioni e avvia una polemica feroce con i vertici della struttura. Parla apertamente di “cafoni che immaginano di poter ricattare un’istituzione”; svelena di programmi “a capocchia”; avverte che “la vicenda del Mercadante si tradurrà nel fatto che la Regione risparmierà due milioni di euro, perché la cafoneria non la finanziamo”; denuncia la presenza di “gente che si è abituata al parassitismo” determinando che “chi polemizza con la Regione oltre a essere un cafone è anche un idiota” e “che vadano al diavolo. Punto e basta”. La levata di scudi annichilisce la città “turistico-culturale”, privata di punto in bianco di una parte sostanziale della sua offerta. Il taglio - inaudito - costringe il direttore del Teatro Nazionale, Roberto Andò, ad annunciare la sospensione della rassegna estiva nel Parco Archeologico di Pompei. È l’ennesima mazzata sulla testa di una città costruita sulla sua cultura opulenta, millenaria, a tratti addirittura debordante, ma spesso gestita con l’accortezza di un elefante racchiuso dentro una vetreria. Il direttore del teatro, da par suo, replica a muso duro, ricordando ai consumatori d’arte come “personaggi come questi” li abbia conosciuti anche a Palermo: sono “piccoli despoti che pretendono di sottrarsi al giudizio degli altri e mettono in scena teatrini grevi”. Il dramma si consuma tutto a sinistra dove, nel corso dei decenni, ci si è autoproclamati sancta sanctorum di ogni parto culturale. Il Pd smentisce nei fatti De Luca e cerca conforto e confronto presso il ministro Sangiuliano del Governo Meloni. Antonio Misiani, commissario regionale dem in Campania, e il parlamentare pd Marco Sarracino, evitano contatti con il governatore piddino e invocano l’ausilio del ministro di centrodestra: “Auspichiamo che il ministro Sangiuliano raccolga l'invito del sindaco nella ricerca di una soluzione”. La risposta di Sangiuliano è pronta: “Siamo al lavoro con il massimo impegno per trovare i fondi aggiuntivi da destinare al Teatro Mercadante di Napoli, per supplire, in tutto o in parte, al taglio effettuato dalla Regione Campania. Contiamo di intervenire per scongiurare la sospensione della rassegna Pompeii Theatrum Mundi e il rallentamento delle attività dello stesso Mercadante”. De Luca appare sempre più isolato. Mentre attizza ulteriori polemiche la scelta che confermerebbe il milione e mezzo di contributo al Teatro Verdi e i 2 milioni per le Luci di Artista nella “sua” Salerno. Con un criterio di assegnazione sovrapponibile addirittura a quello applicato per il San Carlo, il teatro più antico d’Europa.