Migranti, è inaccettabile la solidarietà per i rimpatri
Torno a parlare della Presidente della Commissione Europea von der Leyen, e questa volta con accenti meno positivi, rispetto a quelli usati per commentare le analisi e le proposte per la costruzione di un fronte unico europeo contro la pandemia e a favore di una politica comune europea per la salute. Mi riferisco al nuovo patto per la migrazione e l’asilo, necessario, quasi fosse un nuovo inizio, nella gestione europea del fenomeno delle migrazioni. Almeno si spera che sia un nuovo inizio, ma ne dubito, considerata la distanza tra le nazioni del patto di Visegrad (Austria e Paesi Baltici) e le nazioni maggiormente esposte all’afflusso dei migranti: Italia, Spagna, Grecia e Malta. Speranza vana, alla luce della mancata cancellazione della clausola prevista dal regolamento di Dublino – che stabilisce che le procedure di accoglienza siano di competenza del paese di primo ingresso – la quale pure era stata al centro delle dichiarazioni programmatiche della Presidente. Si prevede, ma è tutto da discutere per ammorbidire gli Stati del patto di Visegrad, una ipotesi di solidarietà obbligatoria solo nel caso in cui uno Stato si trovi in una situazione di flussi eccessivi di migranti. Ma questo non risolve il problema di come aiutare quelle nazioni nelle quali periodicamente si creano situazioni di emergenza e di prima collocazione dei migranti. Riguardo alla cruciale questione dei salvataggi in mare c’è da segnalare che per la prima volta l’Ue si accinge a riconoscere ciò che da tempo prescrive il diritto internazionale. Ma se è vero che – secondo le nuove disposizioni – la solidarietà sarebbe garantita in modo automatico ma solo fino al 70%, affidando il resto a un non meglio definito meccanismo correttivo. Una maggiore attenzione, forse sollecitata dagli Stati fortemente contrari all’accoglienza dei migranti e dai partiti conservatori di Germania e Francia ma anche dalla destra italiana e da qualche partito che di sinistra non ha quasi più nulla come testimoniano i provvedimenti adottati dal ministro Minniti e non ancora cancellati o almeno corretti, viene posta verso il problema dell’immigrazione illegale e dei consequenziali rimpatri. Ma ciò che pone un serio limite al piano von der Leyen è il più che probabile rifiuto da parte di alcuni Paesi dell’Est europeo del principio della redistribuzione obbligatoria. Farraginoso e complicato mi sembra il meccanismo proposto dalla von der Leyen riguardo al rimpatrio dei migranti irregolari. Innanzitutto mi pare difficile e al contempo ambigua la definizione di irregolare, mancando una precisa definizione di ciò che è irregolare. Finora si è garantita l’accoglienza di coloro che cercano asilo politico, chi invece arriva in Europa clandestinamente (e innanzitutto in Italia e in Grecia) per trovare lavoro deve essere respinto. Fin qui la teoria, ma la pratica ha tutta l’aria di una bolla di sapone pronta a sgonfiarsi al primo soffio. Infatti la proposta della Presidente prevede che l’onere dei rimpatri toccherà ai Paesi che per principio rifiutano ogni tipologia di migrante e se non riusciranno nell’intento dovranno accoglierli. Non so se questo complicato meccanismo funzionerà. Ho i miei dubbi. Rispetto a questi meccanismi complicati e forse eccessivamente barocchi nella loro enunciazione e applicazione, bisogna segnalare favorevolmente la proposta della Ce che pone un punto fermo sui salvataggi in mare, che non solo sono obbligatori ma anche e soprattutto legittimi. Inoltre le Ong, considerato il fatto che si è fatta chiarezza sui salvataggi in mare, non possono essere penalizzate o rinviate a giudizio. Sono molti, a mio parere, i punti negativi o anche ambigui di questo ipotetico progetto di superamento del regolamento di Dublino. Anzi vi sono passaggi che mettono in discussione il diritto d’asilo, come ad esempio la libertà di scelta tra l’accoglienza e il rimpatrio. Non solo, ma si restringe sempre più l’area dei cosiddetti migranti economici (che sono la maggioranza in Italia). Insomma dietro la solenne promessa di cancellare il passato si profila un pericoloso peggioramento dei meccanismi che dovrebbero meglio regolare l’ormai secolare fenomeno dell’immigrazione. Trascrivo qui la dichiarazione dell’eurodeputato Pietro Bartolo, che è stato medico per 30 anni a Lampedusa. “Quando von der Leyen ha detto che avrebbe abolito il regolamento di Dublino mi aspettavo che sarebbero cominciati i ricollocamenti obbligatori, invece la solidarietà di cui si parla non è verso i migranti, bensì verso gli Stati membri: solidarietà per i rimpatri. Mi sembra inaccettabile. Stiamo parlando di esseri umani ma a volte dimentichiamo che a prescindere dal motivo per cui lo fanno, guerra o fame che sia, queste persone sono costrette a fuggire dal loro paese”.