Modesta proposta per uscire dal tunnel
Non c’è più tempo. Davanti alla gragnuola di debiti e tasse prima gialloverdi e ora giallorosse, non è ammissibile tergiversare oltre: è urgente costruire una seria proposta programmatica unitaria del centrodestra. O si rimettono in campo le culture politiche, abiurando demagogia e pressapochismo, o le esibizioni muscolari non serviranno a nulla. Salvini, Berlusconi e la Meloni si ritroveranno in piazza oggi a Roma: può bastare la comune opposizione al Conte 2 a far rinascere un vero progetto alternativo all’intesa Pd-M5S? No. Per questo - oggi più che mai - è necessario ritrovare la dritta via. Quella smarrita nella selva oscura d’un finto populismo inconcludente e parolaio, i cui unici effetti sono stati riportare la sinistra al governo e aver perso oltre un anno di tempo. Se la manifestazione di oggi servirà a questo, se cioè segnerà l’inizio di un percorso comune per riavvicinare le due destre - quella liberale e quella sovranista - che si sono drammaticamente divise in questi anni, allora sarà stato fatto il primo passo per cementare una rinnovata alternativa. Diversamente, sarà solo una pagliacciata propagandistica (l’ennesima) e la conferma che al leader della Lega non interessa ricostruire il centrodestra. Sarebbe un grosso errore. Perché se il campo progressista si va riorganizzando - sia pure in un’alleanza tra riluttanti, in mezzo a contraddizioni e resistenze - Salvini non può pensare di coltivare un’autosufficienza che non gli basterebbe per governare. E anche se gli bastasse, i 14 mesi trascorsi al Viminale hanno mostrato tutti i limiti di un capo la cui massima capacità di analisi ed elaborazione politica si ferma a selfie e video su Facebook. Come lo spettacolo offerto in tv a Porta a Porta l’altro giorno ha confermato. È necessario che le due destre diano vita ad una rinnovata sintesi, consapevoli che la storia insegna che tutte le volte che si sono divise hanno perso. Per farlo occorre innanzitutto abbandonare estremismi puerili, slogan inconcludenti e confusioni ideologiche che hanno portato la destra sovranista a sposare politiche di sinistra (dal reddito di cittadinanza a quota 100). Allo stesso modo è necessario che la destra liberale si separi da quel moderatismo, divenuto sinonimo di passività, che l’ha spinta a flirtare con la sinistra in Italia e in Europa. Va messa in campo una coalizione che avversi lo statalismo burocratico; che si schieri apertamente per la trincea del lavoro produttivo; che rifiuti con forza qualsiasi ipotesi di assistenzialismo; che combatta i tassassini del fisco rapace e della democrazia della spesa; che respinga la degenerazione anti-industriale e pauperistica in atto; che ponga al centro l’economia reale e non quella finanziaria; che si batta per una giustizia giusta contro il giacobinismo giudiziario; che imponga lo sviluppo del Sud come obiettivo nazionale prioritario; che sia laico ma nemico del laicismo; che difenda i valori cristiani della famiglia e del diritto alla vita, ma non rinunci a denunciare la deriva ideologica terzomondista di una Chiesa troppe volte apparsa nemica dell’Occidente e delle sue conquiste; che indichi la strada della democrazia decidente nel solco del presidenzialismo; che si batta per gli Stati Nazionali Uniti d’Europa, nel quadro di una collaborazione euroatlantica che si contrapponga alla sfida globale del comunismo imperiale cinese; che operi per sottrarre la Russia all’abbraccio col gigante asiatico; che disegni l’Europa come risposta alla globalizzazione e non come sua conseguenza; che si opponga all’accoglienza indiscriminata degli stranieri, foriera di razzismi e impoverimento; che ristabilisca il primato della politica sull’economia e ripensi la politica stessa come luogo della decisione nel nome dell’identità e della comunità nazionale. Sono questi e molti altri i temi attorno ai quali può nascere una rinnovata sintesi. Mettetevi al lavoro. E tirateci fuori dal tunnel. Se ne siete capaci.