Non è una vittoria sportiva ma una rivincita sociale
Fioccano in questi giorni le gioiose immagini di una Napoli in festa. Che belle! Quanta felicità provo nel cuore e vi confesso che arrivo spesso fino alle lacrime. Perché? Perché non è una vittoria sportiva e basta. Peraltro seguo il calcio quel tanto che basta. Vince un'identità. È una rivincita sociale e politica di un popolo che, nonostante tutto, ancora affronta con passione e tenerezza la vita. Un tratto romantico che convive a pieno titolo con la durezza di una vita che non offre serenità e spensieratezza ai suoi cittadini. È l'energia del Vesuvio che determina la capacità nelle persone di rigenerarsi continuamente e trovare nuovi stimoli... di arrangiarsi si diceva nel passato, oggi diciamo di essere resilienti. È cultura della vita. È festa, atmosfera che rende la giovane città europea di Napoli, una metropoli che fa concorrenza alle grandi realtà sudamericane dello spettacolo in strada. Vi porto questa riflessione, perché pochi giorni fa ci siamo chiesti alla Camera dei Deputati nell'ambito della rassegna le Giornate dell'emigrazione, occasione per presentare la Decima edizione del Premio Eccellenza Italiana a Washington il 14 ottobre prossimo, quale fosse l'immagine attuale della valigia di cartone del passato. Nella società digitale e universale (mi piace questo aggettivo al posto del superato globalismo) io ho parlato della chiocciola quale simbolo della cultura social che per me che ne ragiono da anni vuol dire economia della conoscenza e necessità di consapevolezza e responsabilità nell'uso della rete e dei social. Da tempo affermo che arrivi presto il tempo della rivincita dei contenuti. Le immagini, le leadership appaiono sempre più brevi e la tendenza sarà quella di affermare contenuti. Cerco di spiegare perché a gestire social nel futuro ci saranno intelligenze critiche e vive... altro che intelligenze artificiali. Altrimenti non ci sarà più vita che val la pena di essere vissuta. Per chi come me crede allo sviluppo integrale della persona umana la questione è complessa e vale la pena di ritornarci a breve. Intanto che facevo queste considerazioni arriva il terzo scudetto del Napoli e quale immagine mi colpisce? Quella che vi propongo qui. L'ingegner Rosario Procino, ambasciatore di Napoli... e nei fatti "vice console" d'Italia a New York che propone con creatività, garbo e signorilità, come i napoletani sanno fare, la targa della strada della pizzeria Ribalta a downtown. In attesa della visita dell'ex sindaco, Italo americano, Bill De Blasio. Questa è l'immagine più forte che potesse celebrare la festa. Napoli quale identità culturale. Napoli nel cuore che batte ovunque e con entusiasmo e gioia include tutto e tutti. Napoli come evasione dai problemi senza dover usare stupefacenti ma usando l'energia vitale che viene da un popolo immerso nella bellezza. Napoli capace sempre di scherzare con la morte, tirare a campare, sorridere al diverso... . A proposito vogliamo riconoscere che qualche anno fa uno scippatore in fuga nei Quartieri veniva nascosto... (memorabile l'articolo del NYTimes su Bin Laden e seguaci nascosti in Occidente...). Oggi lo scippatore che scappa nei Quartieri pieni di turisti viene consegnato subito alla Polizia. Napoli si conferma permanente laboratorio sociale. E in questo la somiglianza a NYC è forte. Li ci volle Giuliani e la sua tolleranza zero a bonificare sotto la 34 esima strada... qui è necessario far ricorso alla storia economica, alla rivoluzione culturale ben oltre la assai modesta rappresentanza politica. Ma qui qualcosa si muove, magari in ritardo, ma ci si muove. Merita attenzione. Ben oltre l'attendismo politico o i cliché massmediatici. Ci vorrebbero immagini come quella moderna, da comunicatore, da networker non nostalgico che ci offre Rosario Procino e non quelle ammuinate e strapaesane che vedo in tanta televisione commerciale che offrono un racconto della città che pensa alle feste, al reddito di cittadinanza che perde o alle stese che subisce, agli spari e ai morti "per sbaglio" agli chalet di Mergellina. È la complessità ragazzi. Che va governata. Ma è difficile e necessita di uno sforzo corale. Ma io son fiducioso. Come questo terzo scudetto dimostra ancora di più ci vuole una squadra. Noi vincemmo per Maradona. Vincemmo per la Ma.GI.Ca., Maradona, Giordano e Careca. Adesso ha vinto la squadra tutta il suo mister e il suo forte presidente. È la vittoria di un'identità che non può essere rappresentata da tanti clown che abbondano nei talk ma da gente laboriosa e solida, capace e colta costretta a uscire di scena per trovarsi una rivincita nella vita. Napoli è anche questo impareggiabile carico di energie e speranza.