Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Oh, le donne, le donne e il senso della misura

Opinionista: 

I miei affezionati lettori sanno bene che io sono un uomo del millennio passato, per nulla aggiornato dal punto di vista ideologico. A differenza di quelli che, rifiutando l’eterosessualità, sono costretti ad affittare un utero per dare al proprio “compagno” la gioia della paternità, io ho sempre amato e rispettato le donne. Parlo delle donne vere, ovviamente, non delle femministe che, sotto quasi tutti gli aspetti, sono le peggiori nemiche del proprio sesso, volendo ad ogni costo abolire quella “piccola differenza” che le rende così preziose. Le donne, dall’inizio dei tempi, non hanno mai avuto bisogno di travestirsi da uomini per incidere sulla società, sulla storia e sulle sorti dell’umanità. A cominciare da Eva, che decise ab ovo queste sorti, per continuare con sovrane come la regina di Saba, Cleopatra, Isabella di Castiglia, Elisabetta d’Inghilterra, Maria Teresa d’Austria e tante altre e finire con le sante, come Elena madre di Costantino, Giovanna d’Arco e Caterina da Siena. Quella, però, che ha suscitato in me il più grande interesse è una santa poco conosciuta, Hildegard von Bingen (1098-1179), proclamata “dottore della chiesa” da Benedetto XVI nel 2012: donna poliedrica, che inventò la sacra rappresentazione e scrisse di tutto, dalla teologia all’erboristeria. Entrò in conflitto con l’imperatore Federico Barbarossa e, alla fine, ebbe la meglio; fondò due monasteri e in quello di Elbingen tuttora esiste la scuola di canto gregoriano da lei fondata quasi mille anni fa. Le donne vere, dunque, non hanno alcun bisogno di vestire i pantaloni e di fingersi padri, come accade nelle coppie lesbiche. Il problema è sempre lo stesso: il Signore Iddio ha creato la diversità, che è un grandissimo bene, e gli uomini si affannano per distruggerla. Un giorno, forse, qualche governo (magari fondamentalista islamico) deciderà che i cani debbano essere tutti alani o tutti bassotti, poiché la follia umana non conosce i limiti del ridicolo. Le femministe, per fortuna, non sfilano più (soppiantate dalle integraliste lesbiche): così l’indignazione dei benpensanti (politicamente corretti) può fare a meno d’indignarsi per ciò che merita indignazione, come i massacri delle Yazide, la riduzione in schiavità delle ragazze cristiane in Nigeria, la vendita delle schiave nei mercati islamici, l’importazione di donne destinate al mercato della prostituzione, gli stupri seriali consumati dai clandestini islamici nelle strade europee, l’affitto degli uteri e via dicendo. L’indignazione va riservata ad altro. A un tal Clemente Russo, ad esempio, che nella casa del “Grande Fratello Vip” si è lasciato andare a una conversazione da birreria (il grave è che si parlava di Simona Ventura): il caso è arrivato al piano governativo e Russo è stato espulso dal programma quasi che quella casa fosse un collegio per educande. A Donald Trump, che molti anni fa fu immortalato mentre si esprimeva troppo goliardicamente sulle sue conquiste e, quindi, non potrebbe fare il presidente Usa: giustamente il tycoon ha rinfacciato alla sua avversaria ciò che il marito non diceva, ma faceva, alla Casa Bianca. Le donne, insomma, si possono massacrare, incendiare, vendere al mercato, stuprare per via, usare come cose per procurarsi figli o per fare pubblicità nei media. Tutto va bene, purché si rispetti il nuovissimo testo del bon ton. Il mondo contemporaneo ha perso del tutto il senso della misura. In compenso l’ipocrisia ha raggiunto vertici che scribi e farisei non avrebbero mai neanche immaginato. È il progresso, ragazzi! PIETRO