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Oltre i venti di guerra spunta la ripresa dell’economia

Opinionista: 

Stando alle attuali risultanze, lo scenario per l’Italia sembra meno grigio di quanto potesse ipotizzarsi. E non perché il dato sulla decrescita del Pil nel primo trimestre -0,3%) sembra debba essere rivisto in meglio per la sorprendente tenuta del settore dei servizi. Poniamo pure che il dato definitivo si attesti a -0,2 o -0,1%. Ci si collocherebbe pur sempre al di sotto della media europea e, quindi, non se ne potrebbe ricavare grande conforto per le prospettive del Belpaese. Le notizie più promettenti, invece, potrebbero arrivare nel futuro. Non sono ancora ufficiali, per il semplice motivo che il secondo trimestre è in pieno corso. Autorevoli osservatori, tuttavia, segnalano che vi sarebbe un principio di ripresa. Legato a una serie di concause. Sul piano delle criticità, la tendenziale stabilizzazione della guerra, accanto al protrarsi dei danni per restrizioni e caro prezzi, produce anche una graduale riduzione delle tensioni sui mercati. Le aspettative migliorano se la guerra comincia a delinearsi come una questione localizzata in un territorio e difficilmente estendibile ad altre aree. L’allontanarsi della minaccia di sanzioni radicali in ordine all’acquisizione di gas russo, inoltre, rende più gestibile le conseguenze per l’Occidente europeo, Italia in testa, la cui economia senza quelle forniture entrerebbe in recessione. Una cosa è creare in un paio d’anni le condizioni per non dipendere più dalla Russia, altra cosa staccare subito la spina. Oltre all’affievolirsi dell’incidenza di fattori destabilizzanti, vi sono elementi che agiscono in positivo per invertire il trend di inizio anno: l’entrata in operatività sempre più incisiva del Pnrr e in genere degli strumenti di sostegno alla ripresa economica italiana, non solo in chiave congiunturale ma strutturale. Qui naturalmente non bisogna tollerare alcun calo di attenzione e rispettare i tempi, anche per quanto riguarda le riforme che accompagnano il piano: da quella sul fisco, a quella sulla giustizia, a quella sulla concorrenza. Per il Mezzogiorno, naturalmente, il Pnrr è una partita decisiva. Anche perché proprio per il Sud potrebbe profilarsi un’opportunità di grande interesse. Se si creano condizioni di attrattività degli investimenti, il Meridione potrebbe calamitare una quota di risorse internazionali occidentali che, fino a pochi mesi fa, sarebbe stata indirizzata verso sbocchi come Cina, Russia o India, e che la nuova divisione del pianeta in blocchi potrebbe dirottare in territorio “amico”.