Ora la sfida più ardua: essere un paese normale
O ra che il governo bis di Giuseppe Conte, ottenuta la fiducia del Parlamento, ha finalmente preso avvio, sia pure tra i tumulti dell'opposizione, è forse opportuno chiedersi che cosa, in concreto, riuscirà a realizzare per mutare il corso, tutt'altro che esaltante della nostra vita pubblica. Siamo pienamente consapevoli che quello che si è appena costituito non è un grande governo. Non lo è perché la maggioranza che lo sostiene è il frutto di una alleanza ibrida tra due forze che hanno assai poco in comune; non lo è perché gli uomini che lo compongono non sono di grande caratura (avere agli Esteri, come ministro, Luigi Di Maio, in virtù di un non esaltante compromesso, la dice lunga al riguardo). Perciò pensiamo che non si debbano, al momento, chiedere all'attuale esecutivo, iniziative miracolistiche per risanare in un sol colpo tutti i non pochi mali che affliggono il nostro Paese. Quel che, però, crediamo di essere autorizzati a chiedere è una cosa all'apparenza semplice, ma in realtà più complessa di quanto si ritenga. Vorremmo, cioè, che Conte e i suoi ministri riuscissero a restituire all'Italia i connotati di una nazione normale; connotati che negli ultimi tempi sembra aver smarrito sino a condannarla ad una condizione di degrado diffuso, trasformando la natura stessa della sua gente che da tollerante è diventata intollerante, da generosa è diventata egoista, da sostenitrice delle proprie istituzioni ne è divenuta accanita contestatrice. Il fatto è che la vita politica italiana ha vissuto, dall'inizio della legislatura, un anno e mezzo egemonizzata da un bullo che ha edificato il proprio successo approfittando del malessere e della generalizzata insoddisfazione della gente, alterandone la fisionomia tradizionale. Ciò ha provocato un radicale stravolgimento che ha creato danni ingenti alla nostra economia, ha reso assai più fragili le nostre istituzioni, ha indebolito la nostra posizione all'interno di quella Unione Europea che costituisce il nostro habitat naturale, ha creato tra i cittadini, smarrimento, sbandamento, confusione, desiderio di affidarsi a un "uomo forte" in grado di risolvere con un colpo di bacchetta magica questa situazione negativa. Si è così compiuto un duplice errore: il primo è stato quello di affidarsi per tentare di risanarla a chi questa situazione negativa l'aveva creata; il secondo di illudersi di aver individuato l'"uomo forte" in colui che "forte" non era (come dimenticare il patetico appello a Di Maio con l'offerta della presidenza del Consiglio pur di ridar vita ad un governo gialloverde?). Ma tutto questo appartiene ormai al passato. Il nuovo governo deve voltare pagina. E per riuscire nell'intento c'è soprattutto bisogno di compiere un'opera di normalizzazione. Può sembrare, questo, un obiettivo modesto a fronte delle molte cose di cui l'Italia ha bisogno, ma non è così. Dopo tanti giorni tumultuosi e difficili occorre, dunque, ristabilire l'ordine violato, ristabilire il rispetto di quelle regole che sono alla base di ogni convivenza civile. Soltanto quando questo processo di ricostruzione sarà compiuto e torneremo ad essere un paese normale, sarà possibile porsi obiettivi più ambiziosi.