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Pensioni, Governo apra confronto coi sindacati

Opinionista: 

Le tre Confederazioni sindacali Cgil Cisl Uil, hanno tenuto tre importanti manifestazioni - a Napoli, a Roma, a Venezia, per rimettere al centro della discussione la questione annosa della previdenza. Il sindacato chiede da tempo di riaprire il dossier pensioni, ma il Governo non dà segni di disponibilità per un confronto. L'esecutivo continua nella linea di non discutere, ma credo sia l'unico caso in Europa di assenza di confronto sulle pensioni - diventata ancora più ingarbugliata - con le esternazioni esasperate sempre più frequenti dei vertici Inps sull'argomento pensioni. Al centro dell'attenzione, i nodi da sciogliere della criticatissima legge Fornero, che con un blitz, ha messo in atto criteri volti alla permanenza molto più lunga al lavoro per milioni di persone. Una riforma impostata male soprattutto perché ha imposto norme uniformi tra soggetti diversi per professione e condizione. L'unica via di uscita per questa imbarazzante condizione, non può che essere quella della flessibilità nella entrata in pensione, ma che non rimetta però in discussione l'equilibrio già precario dei conti previdenziali. Ad esempio offrire una uscita dal lavoro anticipata, autofinanziata per i soggetti forti, mentre la solidarietà per i più deboli può essere garantita dalle casse previdenziali. I conti Inps sono in forte sofferenza a causa della stantia condizione delle attività produttive, della endemica evasione ed elusione contributiva, dell'eccessivo peso della assistenza sulla previdenza e delle contribuzioni figurative, copiosamente utilizzate anche dall'attuale governo. Ma una via di uscita va trovata. Infatti è davvero grande il peso scaricato sulle persone che hanno subito da un giorno all'altro scelte che hanno pesantemente influito sulla organizzazione della vita delle famiglie e della loro condizione economica. Il Governo dunque incontri il sindacato e offra soluzioni credibili. In quel tavolo si discuta anche di misure di natura contrattuale, favorite dal fisco, che aiutino i lavoratori a permanere in azienda con carichi di lavoro più compatibili con la loro condizione di età. Occorre avere realismo e senso pratico, conoscendo i paletti inamovibili della vicenda previdenziale. Nessuno si illuda che si possa tornare indietro nel tempo, le condizioni non ci sono. La soluzione trovata l'anno scorso dal governo su un part time che aiuti le persone anziane a permanere al lavoro, ma ad orario ridotto e senza perdere reddito e contributi, è senz'altro uno strumento che insieme a tanti altri da trovare può garantire il cambiamento sperato. Il Governo deve anche chiarire la scelta infausta adottata ai danni della previdenza integrativa tassata come rendita finanziaria: il fisco è stato alzato dall'11% al 20%. Il Sindacato non da ora aveva chiesto di ottenere un abbattimento del carico che arrivasse al 6% praticato in Germania, invece si è trovato con un costo raddoppiato. Strano paese il nostro. Si ripete spesso che i giovani non prenderanno la stessa pensione percepita dai loro genitori, ma non si agevola la previdenza integrativa, prevista dalle norme previdenziali come seconda stampella pensionistica per il valore di un terzo della intera copertura. Dalle scelte che si adottano si privilegiano più gli interessi di banche ed assicurazioni che quelli dei giovani così a chiacchiere invocati. Naturalmente il tutto coperto da campagne di informazione con mezzi di loro proprietà per nascondere la vera posta in gioco che di volta in volta si ha.