Quando il maggior benessere non si accoppia con la felicità
Gentile Direttore, come è consuetudine, ed anche utile, almeno all’inizio di un nuovo anno è bene fare una ricognizione delle proprie cose usate nell’anno precedente, per stabilire quali conservare e quali riporre nella spazzatura, differenziata. Tra le tante carte, però, che ho accumulato nella mia lunga carriera militare, politica, sociale e universitaria, e delle quali non mi libererò mai, per conservarne memoria tra figli e nipoti, ed anche perché ancora attuali, pur essendo “vecchie” di lustri, ho risfogliato un fascicolo risalente al periodo in cui sono stato Difensore Civico Regionale negli anni dal 2013 al 2017. In questo corposo contenitore ho conservato la sentenza del Tar della Campania, che confermava il diritto del Difensore Civico a sostituirsi agli Organi Pubblici inadempienti con la nomina di un “Commissario ad Acta”. Avevo deciso di nominare un Commissario in un Comune in cui, malgrado il legislatore nazionale lo obbligasse (legge Delrio), il sindaco aveva deciso di non nominare alcuna donna in Giunta, e, in risposta alle mie reiterate lettere di sollecito a provvedere, aveva affermato che mai avrebbe potuto nominare una donna assessore, viste le ulteriori incombenze che la stessa ha, tipo mettere al mondo ed accudire ai figli e... ai genitori anziani. Lascio ogni commento ai suoi lettori, Direttore, anche perché all’epoca la stampa diede ampio risalto all’accadimento, né mi addentro più di tanto alle particolari e ponderose incombenze giuridico-amministrative che derivarono da tale episodio. Mi resta la soddisfazione di aver avuto riconosciuta la ragione da un Organo Giurisdizionale sul punto di diritto, indipendentemente, poi, dalla ridicola, ma grave, motivazione offerta dal sindaco di quel Comune. Mi interessa, invece, oggi, a distanza di 10 anni dall’episodio occorso, constatare cosa sia cambiato nella nostra società. Stando alle statistiche, che sono sempre per difetto, visto che molte Nazioni dove latita la democrazia non forniscono dati, qualcosa è cambiato, ma in peggio. Le violenze sulle donne, la limitazione della loro libertà, l’uccisione impunita, la mortificazione, la mutilazione di arti ed anche parti intime, sono in crescente aumento. Certo, nel nostro opulento e progredito Occidente il paragone tra le Nazioni teocratiche, assolutiste, dittatoriali, non può reggere: da noi non è certamente codificato il diritto di uccidere e sotterrare la propria figlia 18enne, sol perché si è rifiutata di accettare un matrimonio combinato. Né potrà mai accadere quel che succede in Afghanistan, dove alle donne è proibita di fatto la salute, perché non possono essere visitate da medici maschi, e le poche dottoresse laureatesi negli anni in cui il regime talebano era stato emarginato (che colpa, l’America e l’intero Occidente, ad abbandonare quel popolo) sono allo stremo, né potranno più avere sostitute, dal momento che una recente legge ha proibito alle donne di frequentare le scuole oltre alle medie inferiori. Né abbiamo bisogno di pagare non solo il silenzio, ma addirittura comprare la benevolenza di eurodeputati che testimonino il “progresso democratico” dei Paesi arabi. Se, poi, andiamo nella profonda Africa, ed anche nella “superpotente” Cina, ci si deve arrendere di fronte a notizie imprecise e frammentate. Se si tace anche per un virus mortale, pensate che vengano date notizie su altre condizioni umane? Mi fermo, allora, come detto, al nostro progredito Occidente. E, per non andare oltre i confini della “vecchia” Europa, scopro che finalmente l’Italia non è ai primi posti tra le tante cose negative che ci caratterizzano o ci vengono affibbiate. Più di mille femminicidi nel 2022 , la maggior parte avvenuti in... Germania. Tuttavia, il tasso proporzionale sulla popolazione rivela che i dati peggiori sono presenti a Cipro, Portogallo, Malta, Spagna. La “matrigna” Italia, dunque, non “brilla” anche per questo primato, anche se 107 donne sono state brutalizzate dai loro partner. Ed anche qui, spendiamo una lancia a favore della Campania: la Lombardia è la prima regione con il 17,2 % femminicidi; segue l’Emilia-Romagna con l’8,8 %, il Piemonte ed il Lazio con entrambe l’8,4%. Certo, non è su questi dati che bisogna confrontarsi, ma, a ben vedere, quando si stilano classifiche sulla qualità della vita, che sembra essere ottima solo al Nord, allora ci si può anche domandare come mai su 3.530 suicidi in Italia di persone dai 15 anni in su, ben 2.200 sono al Nord, 730 al Centro, 600 al Sud. Che i servizi da noi sono carenti è una realtà incontrovertibile, ma molte volte il maggior benessere, o, come si dice “vivibilità”, non si accoppia con la “felicità”, sentimento del tutto soggettivo, che nessuna statistica potrà mai misurare con la matematica. Infine, vorrei poter dire “grazie “ e dare loro un ideale abbraccio a tutte quelle donne, ma anche giovani uomini che stanno invocando la libertà in Iran, a costo della vita e di tremende torture. Alla civiltà persiana dobbiamo l’invenzione della moneta, la prima carta universale dei diritti dell’Uomo (il famoso “Cilindro di Ciro”): il servizio postale, istituito da Dario il Grande come metodo di comunicazione, attraverso una serie di stazioni nell’immenso territorio; addirittura un primordiale frigorifero, con la realizzazione di un cumulo dove veniva custodito il ghiaccio per conservare gli alimenti. Eppure, oggi, civiltà di tal genere sono tenute in ostaggio da una teocrazia che fa della religione un’arma, piuttosto che una speranza. Abbiamo avuto fortuna di nascere dalla “parte giusta” . Lo scrittore Raul Martines nel suo bel libro “Creare la Libertà” critica giustamente i nostri ancora attuali condizionamenti sul libero arbitrio, sul mercato, sulle elezioni, e, così, siamo meno liberi di quanto crediamo, ma abbiamo pur sempre la possibilità di costruire un nuovo futuro, che noi possiamo raggiungere molto più facilmente di quanto possano le migliaia di donne che sacrificano la vita anche per noi, ottusi “ maschietti”.