Quando la rappresentazione della realtà è bugiarda
Cari amici lettori, anch’io, quando ho letto della tragica morte di George Floyd, il nero quaranteseienne ucciso mediante soffocamento da un agente di polizia, mi sono indignato. Per me, come per qualsiasi cattolico, la vita è una cosa sacra e anch’io, come ogni persona normale, ritengo che la polizia stia lì per difendere la vita dei cittadini e non per sopprimerla. Non ha alcuna importanza che Floyd fosse pregiudicato per rapina, fosse tossicodipendente e avesse tentato di spacciare una banconota falsa, come non ha alcuna importanza il colore della sua pelle. Allo stesso modo la pensa il presidente Trump, che, appena appresa la notizia, ha severamente condannato il fatto. Poi è cominciata la rivolta. Il barbaro comportamento dell’agente Derek Calvin è stato presentato come una violenza razziale. È possibile che costui abbia dato sfogo a un istinto razzista, ma non è per niente certo: egli, infatti, aveva già precedenti per violenza e, a mio avviso, non sarebbe dovuto restare nella polizia. L’assassino era un dipendente dell’amministrazione di Minneapolis, a capo della quale è un certo Jacob Frey, già lottatore di wrestling e, guarda caso, esponente del partito democratico. Giustamente costui è stato contestato dai cittadini, quando ha tentato di partecipare alla loro manifestazione. Le piazze, anche in Europa, hanno invece preso ad attaccare il presidente Trump. Questa è una cosa senza senso, come tutte le chiassate delle sinistre mondiali. Floyd non è il primo negro ucciso dalla polizia Usa (che uccide anche bianchi) e molte vittime sono cadute sotto la presidenza di Obama, ma non ci sono mai state simili proteste e violenze. Contro Obama non si sognarono di manifestare a Berlino, a Parigi, a Londra e nemmeno a Torino e a Napoli. Le proteste violente si sono concentrate a Washington e a New York, città entrambe amministrate dai democratici. A New York, fra i molti fermati, c’era anche la figlia del sindaco democratico della città. La notizia è di pubblico dominio, ma lunedì sono stato censurato da Quora per averla inserita in una risposta. Trump sarebbe colpevole per aver disposto la repressione delle manifestazioni violente, anche se l’intervento delle autorità federali era stato richiesto dai governatori democratici di alcuni stati in cui i manifestanti avevano sorpassati i limiti. Insomma è colpevole per aver sostenuto con forza la difesa dell’ordine pubblico, cosa che fa imbestialire non già i negri, ma i “democratici” di tutto il mondo. Quegli stessi che non battevano ciglio quando la polizia di Berlino Est sparava sui fuggiaschi e quando i carri armati sovietici entravano a Budapest (ricordate chi fu a firmare un articolo di entusiasta sostegno su “L’Unità”?). Io sono convinto che alle prossime elezioni i negri intelligenti, come gli altri americani che lavorano, voteranno per Trump, che sta facendo per loro cose che Obama non si è mai sognato di fare. Non basta un Nobel “a priori” per fare un uomo. Le bugie hanno le gambe corte. I democratici americani hanno già fatto un’incredibile figuraccia con il Russiagate, da cui alla fine è emerso che chi aveva qualche scheletro nell’armadio non era Donald, ma la famiglia Biden. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Attaccano per principio ogni presidente che non sia dei loro: riuscirono a far fuori Nixon con un risibile pretesto, ma fecero palla corta con Reagan e con Bush. Voi potreste, a questo punto, chiedermi perché me la prendo tanto per le vicende dei lontani yankee. Lo faccio perché è un film che si vede dappertutto e, in special modo, qui da noi. I bulletti nostrani, aiutate dai procuratori che ha piazzato il “loro” Csm continuando a prendersela con Salvini, ancorché questi, non governando, non possa sbagliare. Allora attaccano il povero Fontana, che ha lavorato più di tutti loro e che, quando dovevano, non hanno ascoltato. Ma cosa c’è di diverso da quello che hanno fatto contro Berlusconi e, prima ancora, contro Craxi, per non parlare di Moro, Leone e Fanfani? I loro non si toccano: ricordate “Manipulite”? Si parla, a denti stretti, di Palamara, ma chi tocca Ermini? Dite la verità: la sinistra Usa, solo perché più lontana, è meno repellente di quella italiana? Al di là del merito, tuttavia, ciò che mi da la nausea è la viscida faziosità del sistema mediatico. Qualsiasi balla sinistroide viene amplificata in maniera incredibile, mentre sulle voci dissenzienti si abbatte la censura. Persino in materia di Coronavirus i media hanno rilanciato le tesi allarmistiche dei legionari di Conte, cercando di nascondere le verità dei fatti, affermate da quei medici che avevano lavorato sul campo! Il punto è che questi antifascisti sono, in realtà, degli “arcifascisti”: hanno tutte le caratteristiche negative che essi attribuiscono ai gerarchi. Pensate un momento: nel Ventennio si potevano lodare i governanti e le opere del regime, ma non erano graditi pareri contrari. E adesso invece? Tutto esattamente come prima, con molte opere pubbliche in meno.