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Quel Referendum che cambia volto

Opinionista: 

Lo scenario politico del Paese resta confuso. Il successo di Trump ha obbligato tutti ad un’improvvisa accelerazione. In una settimana abbiamo visto di tutto. Ognuno, dopo l’esito del voto negli Usa, si è intestato uno spazio di innovazione, ognuno ha invocato un diretto collegamento al trumpismo. Lo ha fatto Grillo, ribadendo come, in Italia, anche lui si esprime sul pentagramma dell’antipolitica, lo ha ribadito Salvini che vanta una diretta sintonia con il nuovo inquilino della Casa Bianca e, in questo senso, si propone di correre per la leadership. Più sotterranea la consonanza con Berlusconi, che potrebbe vantare molti capitoli della battaglia presidenziale del tycoon americano, mentre lo stesso Renzi, da posizioni ideologiche diverse, si autoproclama unico, vero interprete della rottamazione dell’estabilishment nel nostro Paese. Paradossi della politica italiana. Ma il Referendum costituzionale è dietro l’angolo e irrompe con tutta la sua forza critica. In realtà si ha la sensazione che il presidente del Consiglio abbia commesso un errore. Se avesse limitato, nei contenuti, il dibattito alla pura innovazione, alla voglia di cambiamento, ad un sistema parlamentare e costituzionale che non funziona, oggi, viaggerebbe col vento nelle vele. L’America ha voltato pagina, l’Italia, oggi, attraverso il suo premier, lo vuole fare. L’errore di Renzi, purtroppo, è stato personalizzare la sfida, condizionando la vittoria alla sua permanenza al Governo. L’ago dell’interesse dell’ opinione pubblica si è spostato così altrove, modellando un Referendum soprattutto sull’ operato del Governo , sulla reale concretezza dell’ esecutivo. Ed è qui che si è rimesso in corsa il No. Un cambiamento, insomma, non più legato alle riforme costituzionali ma incentrato principalmente sul gradimento per chi governa, un rischio forse imprevisto sul cui fuoco hanno soffiato in tanti. E, in sole tre settimane, ora, sarà difficile cambiar registro. Ecco, quindi, come una comoda battaglia referendaria, può trasformarsi in un improvviso garbuglio politico dai risvolti, per molti versi, prevedibili. Stupisce, sinceramente, che un Referendum legato all’alto dettato istituzionale si stia svilendo oggi in tatticismi, dietrologie, manovre di piccolo cabotaggio. È, purtroppo, la conferma della crisi dei partiti politici italiani, ormai incapaci di concentrare il proprio elettorato su analisi, riflessioni, valutazioni concretamente legate al futuro del Paese. Tutto appare liquido, disinvolto, puramente mediatico. E, purtroppo, non è solo una transizione nazionale ma un problema che, giorno dopo giorno, sembra coinvolgere sempre più l’Europa, sconfinando già nella disorientata politica statunitense.