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Questo matrimonio non s’ha da fare…

Opinionista: 

Una voce è una voce e a una voce si può anche fare a meno di dare ascolto, ma se una voce diventa un coro, allora, forse, bisognerà prestarle una qualche attenzione perché, come diceva un mio vecchio collega toscano vuol dire che "o ce nè o ce n'è stato o ce n'è di rimpiattato" dove, per chi toscano non è, "rimpiattato" vuol dire "nascosto". Ci riferiamo alle voci che circolano con sempre maggiore insistenza nei palazzi romani della politica, secondo cui sarebbero frequenti gli incontri "riservati" tra Matteo Salvini e Matteo Renzi finalizzati non si sa bene a che cosa. E quanti si dilettano ad applicare alla politica i canoni della psicologia, sostengono che l'incontro tra i due Matteo era inevitabile date le forti convergenze caratteriali tra i due personaggi. Senza volerci addentrare in analisi psicologiche che non ci competono, e dubitando, tra. l'altro, della loro validità, non possiamo, tuttavia fare a meno di esprimere un giudizio decisamente negativo sulla prospettiva di un'intesa tra i due, non compatibile con l'esigenza di quella chiarezza che i cittadini chiedono alla politica e che, invece, viene sempre più disattesa. È lecito, infatti, domandarsi che cosa possano avere in comune (oltre alle presunte affinità psicologiche) il leader della Lega e quello di Italia viva, che provengono da storie diverse e si propongono agli elettori con programmi e obiettivi tutt'altro che coincidenti. Oltre tutto, se sarebbe in qualche misura comprensibile il proposito di Salvini (anche se la sua attendibilità subirebbe un colpo) di far venire meno la maggioranza della quale il governo di Giuseppe Conte attualmente dispone e di rendere ancor più forte il suo schieramento nel Parlamento prossimo venturo, non si comprende quale potrebbe essere l'interesse di Renzi a stipulare accordi con colui che è stato, sino ad ora, il suo principale avversario. È pur vero che la politica, soprattutto da quando non è più supportata dalle ideologie, ci ha abituato a mutamenti di alleanze spesso clamorosi (basti pensare ai cinquestelle, passati dall'intesa con la Lega a quella con il Pd). Ma, anche ragionando in termini di convenienza, è legittimo chiedersi quale convenienza potrebbe avere Renzi ad allearsi con Salvini. È vero: potrebbe ottenere una riforma del sistema elettorale favorevole al suo partito che ha ancora difficoltà a decollare e garantirsi la permanenza nel perimetro del potere. Ma, a ben vedere, per l'ex presidente del Consiglio, notoriamente ambizioso, vorrebbe dire accontentarsi del classico piatto di lenticchie, autorelegarsi in un ruolo gregario e perdere credibilità anche agli occhi di coloro che gli hanno accordato la loro fiducia. Quale attendibilità avrebbero le sue prese di posizione? Per questo - convinti che Renzi possa continuare ad essere una risorsa per questo paese - vorremmo augurarci che le voci su una "liaison" con il leader del Carroccio appartengano al novero di quelle "fake news" che da qualche tempo, nel mondo della politica, vengono messe in circolo per screditare gli avversari. E sono decisamente in contrasto con quella trasparenza indispensabile per restituire alla politica, che li ha da troppo tempo perduti, il buon nome e la fiducia dei cittadini.