Salvata “Pizza Village”: è prevalso il buonsenso
La pizza è salva: alla fine è prevalso il buonsenso. La pizza, oltre ad essere il cibo gustoso che noi ben conosciamo, costituisce una delle tante piacevoli attrazioni che portano milioni di turisti, ogni anno, a Napoli. Celebrarla con una manifestazione, a cadenza annuale, come il “Pizza Village” ci sembra sia stata un’ottima trovata, utile a rinsaldare le peculiarità della nostra tradizione, non solo culinaria, come dimostra il suo successo crescente nel tempo. Se “l’arte del pizzaiuolo napoletano” è stata riconosciuta dall’Unesco come parte del patrimonio culturale dell’umanità è giusto valorizzarla e promuoverla con iniziative, come questa, che soddisfano non solo il palato, ma anche la curiosità e la sete di conoscenza di chi vuole vedere all’opera, più da vicino, questi “maestri del gusto” che, ogni giorno, sanno sfornare un prodotto di altissima qualità e di squisita bontà. Peccato che, sinora, questa kermesse non sia riuscita a trovare una location stabile, definitiva e, soprattutto, idonea a soddisfare le esigenze degli organizzatori e degli avventori, senza compromettere la vivibilità del territorio. Il Lungomare, dove si erano svolte le ultime edizioni, per quanto suggestivo, non poteva essere la sede più opportuna. Su questa scelta ci siamo sempre mostrati critici in quanto dà impulso ad una tendenza troppo “commerciale” e poco “culturale”. Questo spettacolare tratto di strada, già, è stato trasformato in una sorta di grande “mensa popolare” ove pullulano invadenti ristoranti e pizzerie, con i loro ingombranti tavoli che occupano l’intera sede stradale, fatiscenti baracche di tarallari e maleodoranti paninoteche mobili. Perché peggiorare la situazione con grandi manifestazioni a carattere gastronomico che contribuiscono a deturpare ulteriormente l’ambiente? Bene ha fatto, quindi, l’Amministrazione comunale a non concedere agli organizzatori del “Pizza Village” il via libera sul Lungomare che, per il suo elevato valore paesaggistico, ha bisogno di ospitare iniziative culturali, di spettacolo o sportive sì di grande richiamo, ma meno invasive. Non è possibile, cioè, che, dopo il centro storico, anche questa “cartolina” ammirata da tutto il mondo debba cedere all’imperativo dominante dello “street food”. Bisogna saper differenziare l’offerta turistica senza dover continuamente sottomettere i nostri siti più belli alla logica del facile business. Nella fattispecie, ciò che conta ai fini della piena riuscita della manifestazione dedicata alla pizza, è l’individuazione di un’area funzionale che non necessariamente deve contemplare il requisito della “panoramicità”. Deve, semmai, essere facilmente raggiungibile con le varie opportunità di trasporto, sia pubblico che privato, disporre di aree di sosta per i veicoli a due e quattro ruote, e di spazi ampi per una impeccabile organizzazione dell’evento. In quest’ottica, l’accordo raggiunto sulla Mostra d’Oltremare rappresenta la migliore soluzione possibile per la kermesse, che rappresenta uno dei più rilevanti appuntamenti nell’agenda turistica cittadina, in quanto consente di sfruttare un polo già attrezzato e collaudato per ospitare fiere, spettacoli e grandi eventi. Bisogna capire, infatti, che occorre decentrare le attrazioni in base alla loro “compatibilità” ambientale. In altri termini, dobbiamo saper tutelare le nostre bellezze, evitando di soffocarle e snaturarle con iniziative inconciliabili con l’estetica della fruizione, come l’assurda, e fortunatamente tramontata, ipotesi del Parco Virgiliano quale possibile sede del “Pizza Village”. Ora che la querelle è finita, con il trionfo del buonsenso, ci auguriamo che in futuro non ci siano deleteri dietrofront, ma si prosegua spediti lungo il sentiero individuato.