Santa Lucia: il fallimento del campetto della parrocchia
Ho vissuto a Parigi che mi ha permesso di fare una “bella carriera” nelle ricerche di mercato per profumi francesi ed internazionali. Eppure, una volta finita, sono venuto a vivere a Napoli. L’amo, ma la vedo da un altro punto di vista rispetto a quelli che ci sono nati. Propongo ai lettori del “Roma” di guardare la loro città attraverso i miei occhi. Vinparlerò di un progetto sociale realizzato vicino casa mia. Inizialmente questa storia mi è sembrata ordinaria ma invece, paragonandola ad altre iniziative famose, mi sono reso conto che evidenzia il “tragic flaw” di Napoli che è ciò che fa spesso fallire le opere realizzate dall’amministrazione pubblica per il popolo. Una piccola storia che illustra come ancora ai nostri giorni il ruolo ambiguo della chiesa ha sempre avuto nella storia di Napoli: al contempo dalla parte dei dominatori pur facendo la carità al popolo. Da via Acton scendendo verso Palazzo Reale, mi fermo ogni volta per guardare i ragazzini giocare a calcio su un piccolo terreno vuoto tra l’elegante Circolo Canottieri e il popolare piccolo Luna Park. Questi ragazzini passano la giornata a dribblare, facendo tunnel, sombrero e roulette caratteristici del calcio latino. Ma improvvisamente si rinnova il campo dopo anni di incuria. Erba sintetica con lignee bianche; le porte su misura; due piccole tribune da sei posti; recinzioni con riflettori ai quattro angoli. Ma anche un cancello chiuso da un catenaccio. Due cartelloni proclamano il nome del benefattore: “Parrocchia di Santa Lucia a Mare”. Da quel momento in poi, ho visto delle personalità e dei fotografi inaugurare il piccolo stadio ma non più bambini che giocano. Questa bella iniziativa non ha quindi favorito i ragazzi del vicino quartiere popolare del Pallonetto. Invece di migliorare il loro campo di gioco gliene ha privato perché “quelli” non appartengono alla parrocchia. Mi sono allora ricordato che Matilde Serao nel suo libro “Il ventre di Napoli” criticava il Risanamento, intervento atto ad eliminare i tuguri. “Il Rettifilo è soltanto uno schermo per nascondere la miseria del popolo che continua a vivere in condizioni indegne” aveva detto. In definitiva queste iniziative sociali fanno più la pubblicità ai politici (nonché arricchire le imprese edili) che favorire gli sfavoriti, benché dovrebbero esserne i primi beneficiari. Tutto ciò non è nuovo nella storia di Napoli, mi ha detto un amico a cui ho raccontato la storia del campo di calcio. “Guarda l’Albergo dei poveri costruito nel 18° secolo; il Quartiere del Vasto edificato nel 19° per ricollocare i poveri espropriati dei loro bassi insalubri. E la lista è ancora lunga: ricorda l’Italsider, l’acciaieria costruita a Bagnoli per dare lavoro agli operai del Sud.” Un autista del taxi di ritorno dall’aeroporto mi ha anche spiegato che la stazione ferroviaria di Afragola che io avevo visto dall’aereo e sulla quale mi interrogavo, è certamente magnifica ma che non serve a niente agli abitanti di Napoli. “Ma per quanto riguarda le tasse non ne costituisce di certo un risparmio. È con i nostri soldi che l’amministrazione paga gli architetti famosi. Si servono di noi per intraprendere una grande carriera internazionale. E poi ci si stupisce se l’uomo della strada getta le carte per terra perché non rispetta la municipalità. Dovrebbero partire dalle basi e non dall’alto se volessero davvero aiutarci!” L’indomani sono passato di nuovo davanti al piccolo stadio sempre vuoto. Si è già rovinato, ricoperto dalla sabbia rossa dello scirocco di questi ultimi giorni. Bisognerebbe averne cura. Ma Napoli non ha cura di nulla, neanche dei suoi più bei gioielli. La Galleria Umberto versa in un triste stato. Calata la sera, i suoi abitanti si lamentano dell’aggressività delle bande di ragazzi che vengono in Galleria a giocare a calcio. Si dovrebbe aprire l’accesso del nuovo (e bel) piccolo campo di calcio a tutti i ragazzini, e dovrebbe essere gestito da un educatore sportivo, che farà rispettare l’ordine e diventerà l’amico dei giovani del quartiere. Forse in collaborazione con il Calcio Napoli che tutti amano. Questo nuovo piccolo campo di calcio per i ragazzini del quartiere diventerebbe allora veramente un gesto di apertura, che potrebbe anzi essere estesa a altri quartieri.